Idrossiclorochina e azitromicina nei pazienti COVID-19

Un nuovo studio i cui risultati sono stati pubblicati sull'International Journal of Antimicrobial Agents ha provato ad indagare l'efficacia e la sicurezza della combinazione di idrossiclorochina e azitromicina nel trattamento dei pazienti affetti da COVID-19.

Non esistono studi su larga scala che dimostrino sicurezza ed efficacia di questa terapia

Un nuovo studio i cui risultati sono stati pubblicati sull'International Journal of Antimicrobial Agents ha provato ad indagare l'efficacia e la sicurezza della combinazione di idrossiclorochina e azitromicina nel trattamento dei pazienti affetti da COVID-19.

L’idrossiclorochina, antimalarico appartenente alla famiglia dei 4-aminochinolinici, è un farmaco dotato anche di azione antireumatica a lento effetto. Il farmaco in questi giorni è sotto i riflettori perché alcuni lo considerano efficace nei pazienti affetti da COVID-19. Qualche giorno fa un tweet del Presidente USA Donald Trump ha fatto il giro del mondo: “Idrossiclorochina e azitromicina, presi insieme, hanno una chance reale di essere una delle più grandi svolte nella storia della medicina”.

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Un team di ricercatori francese, basandosi su alcuni studi precedenti, ha provato a testare l’efficacia dell’idrossiclorochina nei pazienti affetti da COVID-19. Un primo punto di partenza era costituito dall’articolo Remdesivir and chloroquine effectively inhibit the recently emerged novel coronavirus (2019-nCoV) in vitro, che evidenzia un effetto inibitore del remdesivir (un farmaco antivirale recente) e della clorochina sulla replicazione in vitro del virus SARS-CoV-2. Un secondo spunto nasceva dallo studio clinico Breakthrough: Chloroquine phosphate has shown apparent efficacy in treatment of COVID-19 associated pneumonia in clinical studies, condotto su pazienti cinesi COVID-19, che dimostra un effetto significativo della clorochina, sia in termini di esito clinico che di clearance virale.  
Il team francese ha effettuato uno studio su 42 pazienti con infezione da SARS-CoV-2, testando la sola idrossiclorochina e la combinazione idrossiclorochina+azitromicina. Di questi, 6 erano asintomatici, 22 mostravano sintomi nel tratto respiratorio superiore (starnuti, mal di gola e mal di testa), 8 mostravano sintomi di infezione delle basse vie respiratorie (per lo più tosse). A 26 pazienti sono stati somministrati i farmaci, 16 hanno costituito il gruppo di controllo. I dati non includono 6 dei 26 pazienti cui è stata somministrata la terapia in quanto non hanno portato a termine il protocollo per morte/aggravamento clinico. I ricercatori hanno somministrato 600 mg/die di idrossiclorochina al primo gruppo di pazienti dall'inizio di marzo al 16 marzo. Hanno quindi testato la presenza del virus nei pazienti tramite tamponi nasofaringei quotidiani. In base al risultato e alle condizioni mediche dei pazienti, è stata aggiunta al trattamento l'azitromicina.

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La percentuale di pazienti risultati negativi al tampone rinofaringeo nei giorni 3-4-5-6 post-inclusione è differente tra i pazienti trattati e i controlli. Al giorno 6 post-inclusione, il 70% dei pazienti trattati con idrossiclorochina risulta negativo al tampone rispetto al 12,5% del gruppo di controllo (p= 0,001).

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Valutando l'effetto del trattamento con idrossiclorochina rispetto a quello con combinazione di idrossiclorochina e azitromicina, la percentuale di pazienti con tampone negativo nei giorni 3-4-5 e 6 post-inclusione è ancor più significativamente diversa. Al giorno 6 post-inclusione, il 100% dei pazienti trattati con idrossiclorochina e azitromicina risulta negativa al tampone, rispetto al 57,1% dei pazienti trattati con sola idrossiclorochina e al 12,5% nel gruppo di controllo (p<0,001).
Gli autori, considerata l’emergenza sanitaria globale, hanno ritenuto importante condividere questi primi dati con la comunità scientifica. Ritengono siano promettenti, soprattutto se letti alla luce degli studi precedenti su pazienti cinesi.
I limiti dello studio sono molti, alcuni dei quali riconosciuti dagli stessi autori. L'analisi è stata condotta su un numero esiguo di soggetti. Casi e controlli, inoltre, si trovavano in ospedali differenti (i casi presso il Marseille center, i controlli in altri ospedali). La ricerca non tiene poi in considerazione i 6 casi (quasi il 25%) che hanno abbandonato lo studio (alcuni perchè trasferiti in terapia intensiva o perchè deceduti). Non risulta infine chiaro dallo studio con quale criterio sia stata somministrata l'azitromicina a 6 pazienti. Lo studio appare poco solido per poter arrivare a una qualche conclusione. In futuro serviranno studi metodologicamente più rigorosi per definire l'efficacia e la sicurezza del trattamento.

L'articolo è stato aggiornato il 26/03/2020

 

Fonte: Gautret P, Lagier J, Parola P, Hoang V, Meddeb L, Mailhe M, et al. Hydroxychloroquine and azithromycin as a treatment of COVID-19: results of an open-label non-randomized clinical trial. International Journal of Antimicrobial Agents. In Press.