Come passano il tempo gli specializzandi del primo anno?

Uno studio pubblicato su JAMA Internal Medicine ha evidenziato che gli specializzandi del primo anno di medicina interna trascorrono solo una frazione limitata del loro tempo interagendo con i pazienti faccia a faccia. La maggior parte del tempo viene passata ad aggiornare le cartelle, a visionare gli esami e a confrontarsi con altri medici.

Negli Stati Uniti gran parte del tempo viene trascorso davanti al computer e non col paziente

Uno studio pubblicato su JAMA Internal Medicine ha evidenziato che gli specializzandi del primo anno di medicina interna trascorrono solo una frazione limitata del loro tempo interagendo con i pazienti faccia a faccia. La maggior parte del tempo viene passata ad aggiornare le cartelle, a visionare gli esami e a confrontarsi con altri medici.

Gli Stati Uniti spendono più di 12 miliardi di dollari all'anno per la formazione dei medici specializzandi (i cosiddetti resident). Nonostante questo considerevole investimento, non esiste un inquadramento preciso delle attività e dei tempi degli specializzandi, che devono dividersi tra attività lavorativa e formativa. Uno studio recente ha provato a determinare come gli specializzandi in medicina interna del primo anno passino il loro tempo. Le loro attività sono state inizialmente divise in 7 categorie. Quindi sono stati osservati 80 specializzandi per circa 3 mesi.

I ricercatori hanno scoperto che, su 24 ore di lavoro, 16 (il 66%) vengono spese in cure indirette dei pazienti, ovvero interagendo principalmente con cartelle cliniche, esami ed altra documentazione. Le cure dirette (comunicazione con i pazienti e con la famiglia ad esempio) impegnano 3 ore (il 12,5%). Alla formazione si riservano 1,8 ore (il 7,5%).
"Anche quando gli specializzandi erano faccia a faccia con i pazienti, continuavano a gestire cartelle cliniche e a coordinare le cure con altri operatori sanitari" dice l'autore dello studio, il Dr. Krisda Chaiyachati. "Il lavoro multitasking rende difficile portare a termine un qualsiasi compito. Quando i medici lavorano in modalità multitasking, come minimo, stiamo creando inefficienze nel modo in cui gestiamo i pazienti, sperando di non commettere errori che portano a danni irreparabili”.
Secondo i ricercatori questi risultati possono essere un punto di riferimento iniziale per migliorare l'esperienza dei tirocinanti in medicina interna e la struttura della loro giornata lavorativa.

Il Dr. Moriates ha scritto un commento di accompagnamento allo studio. “Passare molto tempo al computer e gestire le cartelle cliniche non è necessariamente un male” ha scritto. “Le attività svolte al computer, rivedendo i risultati di laboratorio e di imaging, o magari leggendo le note da medici consulenti, sono sempre attività di cura del paziente. Detto questo, la cura del paziente dipende ancora dall'essere fisicamente accanto ai pazienti, parlando loro dei loro sintomi e della loro storia medica, ed esaminandoli attentamente. Più tempo trascorso al computer può potenzialmente portare a non costruire una relazione col paziente. La maggior parte dei medici ha studiato medicina per curare i pazienti, non per inserire dati al computer”. Moriates ha poi concluso: “Bisogna quindi trovare un equilibrio adeguato tra il tempo speso con i pazienti e quello passato a sbrigare le pratiche amministrative necessarie per fornire le cure appropriate".
 

Fonti: Chaiyachati KH, Shea JA, Asch DA, Liu M, Bellini LM, Dine CJ, Sternberg AL, Gitelman Y, Yeager AM, Asch JM, Desai SV. Assessment of Inpatient Time Allocation Among First-Year Internal Medicine Residents Using Time-Motion Observations. JAMA Intern Med. 2019 Apr 15. doi: 10.1001/jamainternmed.2019.0095.
Moriates C, Hudson FP. A Modern Snapshot of the Daily Work of Medical Interns-The Burden of Indirect Patient Care. JAMA Intern Med. 2019 Apr 15. doi: 10.1001/jamainternmed.2019.0092.