COVID-19, ci si può ammalare due volte

Uno studio recente riporta che un venticinquenne del Nevada, senza immunodeficienze note, è stato infettato da SARS-CoV-2 una volta a marzo, è guarito in aprile ed è stato reinfettato a maggio 2020.

Primo caso documentato di reinfezione da SARS-CoV-2 negli Stati Uniti

Uno studio recente riporta che un venticinquenne del Nevada, senza immunodeficienze note, è stato infettato da SARS-CoV-2 una volta a marzo, è guarito in aprile ed è stato reinfettato a maggio 2020. Il sequenziamento genomico fornisce una forte evidenza che si è trattato di una reinfezione. Entrambe le infezioni erano sintomatiche, e la seconda infezione è stata più grave della prima, con ricovero in ospedale e somministrazione di ossigeno per ipossia.

La rivista The Lancet ha pubblicato un case report che documenta un caso di reinfezione da SARS-CoV-2. Il caso riguarda un uomo di 25 anni residente a Reno, Nevada, USA.
Il paziente si è ammalato il 25 marzo 2020 con sintomi riconducibili a COVID-19: mal di gola, mal di testa, tosse, nausea e diarrea. Il 18 aprile 2020 il paziente ha chiesto di essere visitato ed è stato sottoposto a test del tampone, con esito positivo per infezione da SARS-CoV-2. Il paziente ha riferito la risoluzione completa dei sintomi il 27 aprile ed ha ripetuto il test del tampone il 9 maggio e il 27 maggio, con esito negativo in entrambi i casi. Il 31 maggio, il paziente ha avuto febbre, mal di testa, vertigini, tosse, nausea e diarrea, per cui si è curato da solo a casa. Cinque giorni dopo, il 5 giugno, il paziente, con ipossia, ha chiesto di essere visitato ed è stato ricoverato in ospedale. Al paziente è stata diagnosticata una polmonite atipica ed è stato somministrato ossigeno. Analisi effettuate il giorno del ricovero hanno confermato presenza di SARS-CoV-2 mediante RT-PCR ed evidenza di anticorpi IgM e IgG. Il paziente non presentava alcuna condizione o trattamento che potesse sopprimere la risposta immunitaria.

 

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photo credit: The Lancet Infectious Diseases

La discordanza genetica dei due campioni di SARS-CoV-2 è stata maggiore di quella che si potrebbe spiegare con un'evoluzione in vivo a breve termine. Questi risultati suggeriscono che il paziente è stato infettato da SARS-CoV-2 in due occasioni separate da un virus geneticamente distinto. Pertanto, una precedente esposizione alla SARS-CoV-2 potrebbe non garantire l'immunità totale in tutti i casi.
Le conoscenze attuali su altri coronavirus suggeriscono che gli esseri umani sviluppano una certa immunità in seguito all'infezione, ma che la reinfezione è possibile. Questa è stata la prima reinfezione segnalata negli Stati Uniti, ma ci sono altre segnalazioni in fase di verifica in altre parti del mondo. Questo articolo ci dice che si potranno verificare reinfezioni da SARS-CoV-2 e che la seconda infezione potrebbe essere più grave della prima. Tuttavia, queste singole segnalazioni non ci dicono quale sia il rischio di reinfezione, né il rischio di malattia grave in caso di seconda infezione. Sappiamo poco di come il virus cambia nel corso di una singola infezione e una migliore comprensione di questo fenomeno ci aiuterà a distinguere tra la continuazione e la reinfezione.
Secondo gli autori, tutti, con o senza precedente diagnosi di COVID-19, dovrebbero prendere le stesse precauzioni per evitare l'infezione da SARS-CoV-2. Le implicazioni delle reinfezioni potrebbero essere rilevanti per lo sviluppo e l'applicazione del vaccino.


Fonte: Richard L Tillett, Joel R Sevinsky, Paul D Hartley, Heather Kerwin, Natalie Crawford, Andrew Gorzalski, Chris Laverdure, Subhash C Verma, Cyprian C Rossetto, David Jackson, Megan J Farrell, Stephanie Van Hooser, Mark Pandori. Genomic evidence for reinfection with SARS-CoV-2: a case study. The Lancet Infectious Diseases, 2020, ISSN 1473-3099. https://doi.org/10.1016/S1473-3099(20)30764-7.