Dietro un errore medico c’è un contesto da raccontare

Il numero esatto di pazienti che ogni anno negli Stati Uniti muoiono a causa di errori medici prevenibili è molto dibattuto. Nonostante l'incertezza, due stime molto ampie si sono diffuse rapidamente sia nel mondo accademico sia nei mass media. Se ne parla in un articolo pubblicato sul Journal of General Internal Medicine.

Le stime sugli errori medici non sono un meme da condividere

Il numero esatto di pazienti che ogni anno negli Stati Uniti muoiono a causa di errori medici prevenibili è molto dibattuto. Nonostante l'incertezza, due stime molto ampie si sono diffuse rapidamente sia nel mondo accademico sia nei mass media. Un articolo pubblicato sul Journal of General Internal Medicine esamina quali potenziali danni possano derivare dalla loro diffusione.

Recentemente le principali riviste scientifiche, i mass media e i politici hanno riferito acriticamente che negli Stati Uniti gli errori medici prevenibili ogni anno portano al decesso di centinaia di migliaia di pazienti o che questi rappresentano la terza causa di morte dei pazienti. Queste due informazioni hanno origini precise. La prima, che gli errori medici prevenibili causano fino a 440.000 decessi all'anno, nasce da un articolo del 2013 di John James. La seconda, che l'errore medico è la terza causa di morte intraospedaliera negli Stati Uniti, stimando 251.454 decessi prevenibili all'anno, si trova in un articolo del 2016 di Martin Makary e Michael Daniel. Queste due statistiche continuano a diffondersi in tutti i contesti, accademici e laici. Sebbene siano imprecise ed abbiano un impatto negativo, la loro diffusione è dilagante. In un recente articolo questo fenomeno è stato analizzato equiparando queste stime a dei memi culturali. Secondo il biologo Richard Dawkins, che ha coniato il termine, il meme rappresenta le idee che, come i geni replicanti, si propagano "saltando da un cervello all’altro”.

L’articolo per prima cosa ha valutato l’accuratezza delle due stime. Entrambe sono risultate inesatte, per una serie di motivi. Ad esempio perché queste stime degli errori medici sono state estrapolate per magnitudini, con solo poche decine di presunti decessi per errori medici esaminati attentamente. Inoltre perché nessuna delle due stime utilizzava una metodologia meta-analitica consolidata o linee guida per la combinazione di dati provenienti da studi diversi. D’altra parte, dicono gli autori, se la cifra di 440.000 decessi/anno rappresentasse una stima accurata dei decessi annuali prevenibili che si verificano negli ospedali, questo implicherebbe che il 62% di tutti i decessi ospedalieri sarebbero causati da errori medici prevenibili (il 34% se i decessi/anno fossero 251.454). Percentuali chiaramente fuori dalla realtà.

Uno studio rigoroso condotto nel Regno Unito ha suggerito che circa il 3,6% dei decessi ospedalieri è dovuto a errori medici prevenibili. Uno studio analogo condotto in Norvegia ha stimato circa il 4,2%. Rapportando queste stime ai 715.000 decessi ospedalieri annui degli Stati Uniti, morirebbero ogni anno per errori medici prevenibili 25.740-30.030 persone. Dati significativi, ma di un ordine di grandezza inferiore alle stime più diffuse. Inoltre, le stime derivate dai dati di patologia forense di New York City suggeriscono che le complicanze terapeutiche sono la decima causa di morte, non la terza, e che la maggior parte delle complicanze potrebbe essere attribuita a rischi prevedibili insiti nel trattamento medico piuttosto che a veri e propri errori.
Eppure sono le stime imprecise quelle più diffuse. Probabilmente perché hanno le caratteristiche identificate da Dawkins per la diffusione di un’idea meme: longevità, fecondità, riproducibilità. Sono stime longeve perché memorizzate nella letteratura scientifica, archiviate ed accessibili. Sono feconde perché fortemente citate, con effetto esponenziale. Sono riproducibili, in quanto dati semplici. Si consideri il titolo del lavoro di Makary e Daniel: "Errore medico: la terza causa principale di morte negli Stati Uniti". È breve, definitivo e provocatorio. Il titolo si è dimostrato facile da ripetere testualmente in tutti i media.

Secondo gli autori non tutti i medici percepiscono l'importanza della diffusione, all’interno e all’esterno della comunità scientifica, di stime imprecise delle morti per errore medico. In realtà,  se le stime sono presentate come fatti, possono nascere gravi problemi medici, legali e politici. Se in primis la letteratura scientifica ripete queste stime poco plausibili, si permette ai mass media di farlo. Chi, per vari motivi, ha interesse a screditare i medici, trae maggiore forza se le argomentazioni provengono proprio dalla comunità medica.

Secondo gli autori dell’articolo, stime raffinate del numero totale di decessi prevenibili non sono il modo principale per migliorare la discussione sul tema. Fondamentalmente, queste statistiche non suggeriscono soluzioni e non forniscono alcuna sfumatura.
L’opzione di contrastare un meme impreciso con uno altrettanto contagioso ma più accurato non è utile né ai medici né ai pazienti. semplifica eccessivamente la questione che, invece, andrebbe argomentata. Ogni errore ha una sua storia, che andrebbe raccontata.
All'interno del sistema ospedaliero, questo aspetto narrativo dell'errore medico è già considerato attraverso analisi delle cause profonde, conferenze sulla morbilità e sulla mortalità, e altre forme di revisione individualizzata, oltre ad approcci sistematici. La stessa sfumatura dovrebbe essere applicata anche alle discussioni pubbliche. Bisogna incoraggiare i medici che commettono errori a contribuire alla discussione, a condividere le loro diverse storie, preoccupazioni e idee di miglioramento. Per quanto "facile" sia citare una semplice statistica per sostenere una causa degna, la conversazione pubblica trarrà beneficio da una maggiore sfumatura.
I memi sono idee semplici, di lunga durata e condivisibili. Gli eventi medici avversi, al contrario, si verificano all'interno di complessi sistemi biologici e sociali. Quando si tratta di discutere le morti per errore medico, abbiamo bisogno di meno memi e più contesto.


Fonte: Mazer BL, Nabhan C.. Strengthening the Medical Error "Meme Pool". J Gen Intern Med. 2019 Jul 10. doi: 10.1007/s11606-019-05156-7.