Due potenziali punti deboli nella struttura di SARS-CoV-2

Scienziati di UNIGE e HUG hanno identificato le parti dell’envelope di SARS-Cov-2 che sono più frequentemente bersagliate dagli anticorpi. Esse rappresentano un potenziale obiettivo per lo sviluppo di farmaci e vaccini.

Uno studio preprint identifica gli epitopi che potrebbero diventare il target di terapie o vaccini

Scienziati di UNIGE e HUG hanno identificato le parti dell’envelope di SARS-Cov-2 che sono più frequentemente bersagliate dagli anticorpi. Esse rappresentano un potenziale obiettivo per lo sviluppo di farmaci  e vaccini.

Come riportato in un articolo preprint pubblicato su MedRxiv, scienziati dell'Università di Ginevra (UNIGE) e degli Ospedali Universitari di Ginevra (HUG) hanno identificato tre epitopi più spesso legati dagli anticorpi sviluppati da un gruppo di pazienti che hanno avuto COVID-19. Hanno scoperto che due di questi epitopi sono coinvolti nel processo utilizzato dal virus per rilasciare il suo materiale genetico nelle cellule umane. L'identificazione di tali obiettivi altamente specifici, soprattutto se gli anticorpi si riveleranno neutralizzanti (cosa non ancora nota), è di grande importanza per lo sviluppo di vaccini e trattamenti efficaci.
L'attuale epidemia di COVID-19 si distingue per la grande diversità di risposte immunitarie al coronavirus. Alcuni soggetti quasi non si rendono conto dell’infezione, altri si ammalano terribilmente e addirittura muoiono.

Per comprendere meglio questa diversità, i team di Nicolas Winssinger, professore del Dipartimento di Chimica Organica della Facoltà di Scienze dell'UNIGE, e di Nicolas Vuilleumier, professore presso il Dipartimento di Medicina della Facoltà di Medicina dell'UNIGE e primario del Servizio di Medicina di Laboratorio dell'HUG, hanno cercato di scoprire quali anticorpi sono preferibilmente selezionati nelle persone che hanno avuto COVID-19 e soprattutto in quali punti specifici del virus si legano.
Hanno partecipato allo studio 12 pazienti e i risultati confermano che le risposte sono tutt'altro che uniformi. L'unica cosa che tutti gli anticorpi generati dai partecipanti hanno in comune è che prendono di mira gli spike che ricoprono la superficie dei coronavirus. Ma si legano in zone molto diverse. Ciononostante, gli scienziati hanno identificato tre aree selezionate con maggiore frequenza. E due di essi corrispondono a punti di aggancio indispensabili a specifiche proteasi che permettono al coronavirus di fondersi con la membrana cellulare e di rilasciare il suo materiale genetico all'interno della cellula da infettare.

«Siamo rimasti sorpresi da questo risultato», dice Nicolas Winssinger. «Finora, la maggior parte degli sforzi si era concentrata sulla parte superiore degli spike, nota per permettere al coronavirus di attaccarsi alla cellula bersaglio. La fusione del virus con la cellula è solo il secondo passo, ma in realtà è più decisivo».
La parte superiore degli spike potrebbe non essere un bersaglio ideale per un farmaco o un vaccino. Infatti c’è anche un rischio di pericolosità. Gli studi condotti sulle scimmie infettate dal virus SARS-Cov-1, il virus responsabile dell'epidemia di SARS del 2003, hanno dimostrato infatti che gli anticorpi che si legano a questa zona del virus non solo a volte gli permettono di attaccarsi alle loro cellule bersaglio, ma anche lo reindirizzano ad altri tipi di cellule, causando così la comparsa di malattie secondarie (ADE antibody-dependent enhancement).
I due epitopi individuati dagli autori ginevrini sono coinvolti in un processo molto diverso. Potrebbero quindi offrire un'alternativa più promettente - e meno rischiosa - nella ricerca di un nuovo trattamento o di un nuovo vaccino. Ma prima di ciò, però, si dovrebbe prima valutare il potere neutralizzante degli anticorpi corrispondenti.

 

Fonti: Université de Genéve Press release. Deux failles potentielles dans la cuirasse du coronavirus. 25 Juin 2020
Identification of immunodominant linear epitopes from SARS-CoV-2 patient plasma. Lluc Farrera, Jean-Pierre Daguer, Sofia Barluenga, Patrick Raoul Cohen, Sabrina Pagano, Sabine Yerly, Laurent Kaiser, Nicolas Vuilleumier, Nicolas Winssinger. medRxiv 2020.06.15.20131391; doi: https://doi.org/10.1101/2020.06.15.20131391