È tempo di una nuova operazione “Mani pulite”?

Un articolo pubblicato su The Economist descrive le strategie usate dagli ospedali olandesi per prevenire e combattere le infezioni da superbatteri. Gli ottimi risultati ottenuti non sono solo frutto di investimenti, ma soprattutto di una strategia che considera la prevenzione delle infezioni una priorità per tutti gli operatori sanitari.

Gli ospedali dei Paesi Bassi sono in prima linea per combattere i superbatteri

Un articolo pubblicato su The Economist descrive le strategie usate dagli ospedali olandesi per prevenire e combattere le infezioni da superbatteri. Gli ottimi risultati ottenuti non sono solo frutto di investimenti, ma soprattutto di una strategia che considera la prevenzione delle infezioni una priorità per tutti gli operatori sanitari. La situazione in Italia invece è pessima. Come migliorare?

I Paesi Bassi hanno il secondo più basso tasso di mortalità per infezioni da batteri super-resistenti nell’Unione Europea, dopo l’Estonia. Il resto d'Europa sta guardando al modello dei Paesi Bassi come speranza per prevenire infezioni che si stanno diffondendo sempre più velocemente. Infezioni terribili, come quelle provocate dalle CRE (Carbapenem-Resistant Enterobacteriaceae). Le infezioni da CRE sono mortali in circa il 50% dei casi, rispetto al 10-30% delle infezioni da MRSA. In Europa, la prevalenza di batteri super-resistenti è particolarmente elevata in Grecia, Italia e Romania.

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Per prevenire i decessi, gli ospedali devono essere in prima linea. Le persone possono ospitare superbatteri sulla pelle, intorno alle narici o nell'intestino, dove di solito sono innocui. Ma se penetrano in una ferita o in un accesso vascolare diventano pericolosi. In Europa, il 73% dei decessi causati da superbatteri è dovuto a infezioni che si verificano in ambito ospedaliero.

Nei Paesi Bassi non si risparmia denaro nella lotta contro i germi. Basta il sospetto del contagio per essere messi in camere di isolamento, ancor prima della sintomatologia clinica e dell’esito degli esami di laboratorio. Alcune di queste camere hanno una zona filtro, un’anticamera pressurizzata che permette di distruggere parte dei batteri.
I corridoi degli ospedali ospitano letti avvolti in fogli di pellicola trasparente. Tutti passano in una macchina per la pulizia, che ha le dimensioni di una stanza (una sorta di lavastoviglie per letti). Un ascensore designato trasporta i letti usati, un altro è riservato a quelli puliti che salgono ai reparti.
Prima di ogni turno, tutto il personale indossa uniformi pulite prelevandole da distributori automatici posti al di fuori dei reparti.
Non tutti gli ospedali possono permettersi la dotazione di macchine e tecnologie avanzate per combattere le infezioni da super-batteri. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, il problema non è solo economico. "Alla fine, si tratta di igiene delle mani", dice Dominique Monnet dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC). “Anche se i superbatteri possono trovarsi su vestiti, lavandini, servizi igienici ed altre superfici di un ospedale, il modo più comune per trasmetterli ai pazienti è costituito dalle mani degli operatori sanitari”.
Un'indagine del 2011 ha rilevato che la quantità di detergenti disinfettanti usata dagli operatori sanitari per paziente in Italia, Romania e Grecia è pari al 20% di quella usata in Norvegia, Danimarca o Svezia. Dopo aver visitato diversi ospedali italiani nel 2017, un team dell'ECDC ha concluso che "la maggior parte del personale sembrava ignorare i principi fondamentali dell'igiene delle mani".

L’OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development) nel novembre scorso ha pubblicato un confronto di varie strategie per ridurre il numero di superbatteri. Il miglioramento dell'igiene delle mani nell'assistenza sanitaria è risultato il miglior approccio per ridurre i decessi e i ricoveri ospedalieri. Si stima che il denaro da investire in questa strategia sarebbe di gran lunga inferiore a quello risparmiato avendo meno ricoveri ospedalieri.


Fonte: Why Dutch hospitals are so good at beating superbugs. The Economist. Jan 26th 2019