I pazienti si fidano ancora dei medici?

La maggior parte delle persone non crede nelle informazioni errate in fatto di salute, nonostante la loro grande diffusione. Il medico riveste ancora un ruolo cruciale come fonte di informazioni affidabili e come argine alla disinformazione.

Siamo usciti dalla pandemia con qualche conoscenza in più sulla nostra salute rispetto al passato. I meccanismi di trasmissione delle malattie infettive ci sono diventati familiari, qualcuno di noi è riuscito a farsi un’idea del funzionamento della ricerca clinica (e dell’importanza che sia adeguatamente finanziata) e c’è chi ha addirittura capito cosa sia il numero di riproduzione di base: ma sì, il fatidico “erre con zero” (R0).
Ma, tra tutte, c’è una consapevolezza che unisce un po’ tutti: in giro c’è un sacco di disinformazione sulla salute. In alcune nazioni questo è un problema particolarmente sentito e negli Stati Uniti sono stati appena pubblicati su JAMA i risultati di un’indagine su un campione rappresentativo di cittadini che hanno messo in luce alcuni aspetti interessanti di questa questione [1].

Un’organizzazione no-profit molto nota negli Stati Uniti che si occupa di politica sanitaria – un tempo si chiamava Kaiser Family Foundation e oggi semplicemente KFF – ha tenuto sotto controllo l’esposizione all’informazione sulla salute e le convinzioni dei cittadini relativamente a Covid-19, alla violenza da arma da fuoco e alla salute riproduttiva.
Un team di ricercatori è risalito a dove le persone si procurano le notizie e di quali fonti di informazione sulla salute si fidano.
Una prima notizia è che ci fidiamo dei medici, a prescindere dal nostro orientamento politico. Per essere più precisi, il 95% delle persone che dichiarano di votare per il Partito democratico statunitense ha dichiarato di fidarsi del proprio medico quando gli chiede consigli in materia di salute. Lo stesso vale per chi vota per il Partito repubblicano alle elezioni statunitensi.
C’è una novità importante rispetto a quel che avevano mostrato in passato altre ricerche simili, sempre condotte negli Stati Uniti. Quegli studi ci dicevano che le persone con un orientamento politico conservatore hanno meno fiducia non solo nella ricerca scientifica ma anche nelle persone che la svolgono [2]. O meglio, ed è una differenza non trascurabile: che le persone che hanno meno fiducia nella ricerca scientifica (e che soffrono alcune politiche di sanità pubblica, percependole come un’intrusione nelle libere scelte del cittadino) è più probabile che votino per un partito conservatore.
La maggior parte delle persone ha una discreta fiducia nelle informazioni sanitarie che arrivano dal Governo, ma la percezione della credibilità delle diverse istituzioni governative varia a seconda dell’inclinazione politica dei cittadini. Ad esempio, l’87% di chi vota democratico ha dichiarato di avere fiducia nei Center for Disease Control and Prevention (i CDC sono un’agenzia federale che si occupa di prevenzione e sorveglianza sulla sanità pubblica negli USA) ma questa fiducia è sentita da meno del 50% dei repubblicani.
Quindi – calcolatrice alla mano – se la metà dei cittadini statunitensi vota repubblicano e la metà di loro non si fida delle indicazioni che riceve da un ente come i CDC, possiamo pensare che uno statunitense su quattro potrebbe non seguire le raccomandazioni del Governo in tema di salute.
C’è da preoccuparsi se pensiamo che il 96% dei partecipanti al sondaggio pubblicato sul JAMA ha riferito di aver sentito parlare della relazione (falsa) tra i vaccini contro il morbillo-parotite-rosolia e l’autismo o dell’efficacia (mai provata) dell’ivermectina contro Covid-19.

È anche vero che in tanti ascoltano informazioni errate, ma in molti non credono siano vere. Inoltre – ed è la vera buona notizia – l’ultimo anello della catena della comunicazione e il più prossimo alla persona è il medico e questo è un grande argine alla disinformazione, arrivando da lui informazioni equilibrate e basate sulle prove che derivano dalla più rigorosa ricerca scientifica.
Quindi la relativa sfiducia nei confronti dei cosiddetti “esperti” non coinvolge anche il medico? È una domanda a cui hanno dato una risposta gli autori di un altro studio recente [2]: di una persona che ha a che fare con l’attività di ricerca – e l’attività clinica del medico è sempre orientata alla ricerca – viene apprezzata l’esperienza e la capacità di risolvere anche problemi pratici più ancora della competenza. In altre parole, il “saper fare” rende una persona più credibile.
In più – e questo ce lo ha detto un altro studio recente – il medico prescrive esami e più in generale un percorso diagnostico per assicurarsi che i suoi sospetti siano corretti: pensiamo ad esempio a un’ipotesi diagnostica che ha bisogno di conferma attraverso un esame del sangue o una risonanza magnetica [3]. I pazienti percepiscono questi test come conferma dell’approccio individualizzato del medico ai loro  problemi e vedono l’insieme della strategia di cura proposta dal medico anche come una sintesi tra il suo sapere, la competenza, e il suo vissuto professionale, la sua esperienza.

Va ricordato che una dose d’incertezza è quasi sempre presente. “Questa consapevolezza non deve essere paralizzante”, hanno scritto recentemente Howard Bauchner e John Ioannidis [4]; nonostante la ricchezza della letteratura e il disorientamento che possono causare le diverse interpretazioni, le decisioni sulla salute possono ancora essere prese alla luce delle migliori evidenze disponibili, una volta che le preferenze del malato ed eventuali distorsioni di valutazione causate da pregiudizi siano state attentamente considerate.


Versione adattata dell’originale “Ci fidiamo del medico più di ogni altro?” di Rebecca Del Fiore (Pensiero Scientifico Editore) pubblicato su dottoremaeveroche.it il 29/04/2024

Note:
1. Suran M, Bucher K. “False health claims abound, but physicians are still the most Trusted Source for Health Information”. JAMA. Published online April 26, 2024
2. Pew Research Center. “Science and scientists held in high esteem across global publics”. Pubblicato il 29 ottobre 2020
3. Moon YE, Roschke K, Nelson JL, Lewis Sc. “People’s (mis)trust of doctors can help us understand this (mis)trust of journalists”. NiemanLab 2023; 11 ottobre
4. Bauchner H, Ioannidis JPA. “The subjective interpretation of the medical evidence”. JAMA Health Forum 2024;5(3):e240213