Il Brown Dog Affair

All’inizio del ventesimo secolo Ernest Starling e William Bayliss usavano la vivisezione sui cani per determinare se il sistema nervoso potesse controllare le secrezioni pancreatiche. All’insaputa di Starling e Bayliss due femministe svedesi e attiviste anti-vivisezione si infiltravano alle loro lezioni. Questi i personaggi principali del “Brown Dog Affair”.

Una storia del movimento reazionario contro il progresso scientifico

All’inizio del ventesimo secolo Ernest Starling e suo cognato William Bayliss usavano la vivisezione sui cani per determinare se il sistema nervoso potesse controllare le secrezioni pancreatiche, come postulato da Ivan Pavlov. All’insaputa di Starling e Bayliss due femministe svedesi e attiviste anti-vivisezione si infiltravano alle loro lezioni. Questi i personaggi principali del “Brown Dog Affair”.

Nei primi anni del Novecento in Inghilterra tenne banco il caso del cane marrone, una controversia politica riguardante la vivisezione. Il caso nacque quando il professor William Bayliss del Dipartimento di Fisiologia alla University College London venne accusato di aver eseguito su un terrier marrone una dissezione illegale di fronte a 60 studenti di medicina. Il cane era stato adeguatamente anestetizzato, secondo Bayliss ed il suo team. Era invece conscio e reattivo secondo le attiviste svedesi che, dopo essersi infiltrate tra gli studenti, promossero le accuse.

Il dibattito sulla vivisezione in Inghilterra era molto vivo già da un secolo. I fisiologi erano spesso bersaglio di critiche feroci. La discussione politica aveva portato, nel 1876, al Cruelty to Animals Act. La legge stabiliva che i ricercatori non potevano esercitare la vivisezione in maniera crudele e che gli animali dovevano essere anestetizzati, a meno che l’anestesia non potesse interferire con l’argomento dell’esperimento. Ogni animale poteva essere usato solo una volta, sebbene fossero permesse diverse procedure considerate come parte dello stesso esperimento, e l’animale doveva essere ucciso quando lo studio era finito.

La procedura condotta da Bayliss fu condannata come crudele e illegale dalla National Anti-Vivisection Society. Bayliss, per difendere la sua reputazione, ricorse in giudizio. Nel novembre del 1903 la giuria deliberò all’unanimità che Bayliss era stato diffamato, con l’applauso dei medici tra il pubblico.

Gli anti-vivisezionisti commissionarono una statua di bronzo a memoria del cane. La statua venne inaugurata nel 1906 e fu corredata da una targa il cui contenuto venne considerato provocatorio: “In Memory of the Brown Terrier Dog Done to Death in the Laboratories of University College in February 1903 after having endured Vivisection extending over more than Two Months and having been handed over from one Vivisector to Another Till Death came to his Release. Also in Memory of the 232 dogs Vivisected at the same place during the year 1902. Men and Women of England how long shall these Things be?”.
La statua fu bersaglio di frequenti atti vandalici da parte degli studenti di medicina degli ospedali londinesi. La polizia fu costretta a sorvegliare la statua 24 ore su 24 contro i cosiddetti anti-doggers. Il 10 dicembre 1907 mille anti-doggers marciarono nel centro di Londra inneggiando contro la statua del cane, scontrandosi con anti-vivisezionisti e poliziotti. Nel 1910 la statua venne rimossa.
Nel 1985 venne eretta in Battersea Park una nuova statua del cane marrone commissionato dalla National-Antivivisection Society e dalla British Union for the Abolition of Vivisection.


Fonte: Storia della medicina - www.storiadellamedicina.net.