Il sorriso di un anziano

Il Dott. Angelo Bianco racconta nel suo blog una nuova storia in cui la pratica medica incontra la semplicità della vita quotidiana. Si può imparare anche da una signora anziana che cade e ha bisogno di una medicazione.

Non mi piace quando piove, non sopporto la pioggia che mi bagna, mi intristisce e ho anche da fare ambulatorio. L’ufficio reclami, il lunedì, è sempre sold out. Mi preparo ai se e ai ma, ma la prima visita spazza via i cattivi presagi
Ognuno di noi impara sempre qualcosa da chiunque abbia un’esperienza da raccontare. Ma, se è della vita che stiamo parlando e se è l’anziano che sale in cattedra, allora, non è più un racconto. Lui ne dice il senso compiuto, tanto che a te non rimane che dire “si, è proprio così”.

Ha 92 anni «li compio il 6 aprile se c’arrivo in salute». È caduta mentre passeggiava con la figlia,  «era una bella giornata, lei ne aveva proprio voglia». C’era un sasso, è inciampata «non sono riuscita a trattenerla». La figlia ha gli occhi lucidi, si sente in colpa, la mamma le stringe la mano. «Ho una figlia splendida e un genero che mi vuole bene, io ho la fortuna di avere una famiglia felice. Mio marito non c’è più da poco, lui voleva bene a tutti. La gamba non mi fa così male».
Le disinfetto la ferita, più delicato che posso. «Ti faccio male?». Lei fa no con la testa, ma io sono sicuro di farle male. Lei vuole asciugare gli occhi della figlia, resiste. Le fascio la gamba, si alza, zoppica, ma si appoggia alle mie mani. «Grazie, non mi ha fatto male, sono stata proprio una stupida, era una così bella giornata. Si, passerà».
Ha 92 anni, ha una gamba martoriata, la sua pelle è carta velina ed è venuta via come un petalo dalla sua rosa, ma è ancora una mamma e lei ha cura della sua figlia. Adesso è lei che sorride: «Mia madre è la roccia della nostra famiglia».

È una scena che avrò visto mille volte, non ci farò mai l’abitudine. Ogni volta che un anziano mi insegna cos’è la vita, io mi fermo ad ascoltare e a vedere come se fosse sempre la prima volta, perché non finirò mai di imparare dalla loro leggerezza d’animo, dalla loro naturale saggezza, dal sorriso delle loro rughe.
Mio papà mi diceva tutte le volte che sfogava la sua depressione in un senso di colpa per la sua famiglia che lui pensava ne patisse le sue lacrime. «Quando torni a casa, porta sempre un sorriso».
Io, stasera, porterò il sorriso della mia nonnina. Tutti noi abbiamo avuto oggi una piccola zoppia da una ragione stupida, dobbiamo imparare a sorridere un po’ di più. Non si arriva a 92 anni se continuiamo a lamentarci se quando piove un po’ ci bagniamo. Sì, passerà. «Si, è proprio così».