Imparare un nuovo vocabolario durante il sonno

Ricercatori svizzeri hanno dimostrato che è possibile acquisire il vocabolario di una nuova lingua durante le fasi del sonno a onde lente e che il vocabolario appreso nel sonno può essere recuperato al risveglio. La formazione della memoria sembra essere mediata dalle stesse strutture cerebrali attive durante la veglia.

Un pisolino può servire a memorizzare le parole di una nuova lingua

Ricercatori dell'Università di Berna hanno dimostrato che è possibile acquisire il vocabolario di una nuova lingua durante le fasi del sonno a onde lente e che il vocabolario appreso nel sonno può essere recuperato inconsciamente dopo il risveglio. La formazione della memoria sembra essere mediata dalle stesse strutture cerebrali che mediano anche l'apprendimento del vocabolario durante la veglia.

Imparare mentre si dorme sarebbe davvero un sogno. Si potrebbe così sfruttare il sonno, considerato tempo improduttivo, per qualcosa di produttivo, ad esempio per imparare una nuova lingua. La cosa è sempre stata considerata impossibile. Fino ad oggi la ricerca sul sonno si è concentrata quasi esclusivamente sulla stabilizzazione e il consolidamento dei ricordi formati durante la veglia. Tuttavia, ci sono prove considerevoli di informazioni apprese durante la veglia che vengono riorganizzate dal cervello addormentato. Il replay di memoria durante il sonno rafforza le tracce di memoria ancora fragili e incorpora le nuove informazioni acquisite nel bagaglio di conoscenze preesistente.

Se il replay durante il sonno migliora la memorizzazione delle informazioni apprese durante lo stato di veglia, allora anche la prima elaborazione di nuove informazioni dovrebbe essere fattibile durante il sonno. Da questa considerazione è partita la ricerca condotta da Katharina Henke, Marc Züst e Simon Ruch dell'Università di Berna.
Per esplorare questa possibilità, sono state studiate le fasi del sonno ad onde lente. È stato ipotizzato che la codifica del vocabolario presentato acusticamente potesse funzionare durante i picchi di onde lente, perché questi picchi sono associati all'eccitabilità corticale e somigliano a quelli dello stato di veglia. A 41 giovani volontari di madrelingua tedesca sono state presentate coppie di vocaboli costituite da parole inventate (che rappresentavano una lingua straniera inesistente) e vere parole tedesche (ad esempio "tofer-haus”, dove “tofer” non esiste e “haus” esiste e significa “casa”). Le parole tedesche pronunciate durante il sonno rappresentavano un oggetto chiaramente più piccolo o più grande di una scatola da scarpe. Dopo il risveglio, ai soggetti sono state presentate le parole inventate e veniva chiesto loro di decidere se rappresentassero oggetti più grandi o più piccoli di una scatola di scarpe. Il test è stato superato positivamente.

 

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Lo studio ha permesso di scoprire che le associazione formate durante il sonno si erano tradotte in informazioni ritenute durante la veglia. Le riattivazioni delle associazioni formate dal sonno si sono riflesse negli aumenti di attivazione cerebrale misurati con la fMRI nelle aree del linguaggio corticale e nell'ippocampo, una struttura cerebrale cruciale per il legame associativo. Il team di ricerca ha quindi dedotto che il legame associativo si fosse verificato durante picchi di oscillazioni lente, reclutando una rete ippocampale-corticale, con un meccanismo del tutto paragonabile all'apprendimento del vocabolario nello stato di veglia.
La formazione della memoria sembra quindi non richiedere coscienza. Oltre alla sua rilevanza pratica, questa nuova evidenza per l'apprendimento del sonno sfida le attuali teorie del sonno e le teorie della memoria. La nozione di sonno come stato mentale incapsulato, in cui siamo distaccati dall'ambiente fisico, non è più sostenibile, ritengono gli autori.


Fonte: Züst MA, Ruch S, Wiest R, Henke K. Implicit Vocabulary Learning during Sleep Is Bound to Slow-Wave Peaks. Curr Biol. 2019 Jan 15. pii: S0960-9822(18)31672-5. doi: 10.1016/j.cub.2018.12.038.