Impronta di carbonio in sala operatoria

Una nuova analisi dell'impronta di carbonio dei prodotti utilizzati nelle sale operatorie inglesi mostra che il 68% dell’impatto è causato da articoli monouso, come camici monouso, teli per i pazienti e teli per il tavolo degli strumenti.

Cos’è l’impronta di carbonio?

L’impronta di carbonio è un parametro che viene utilizzato per stimare le emissioni gas serra causate da un prodotto, da un servizio, da un'organizzazione, da un evento o da un individuo, espresse generalmente in tonnellate di CO2 equivalente (fonte della definizione: Wikipedia).
Secondo le indicazioni del Protocollo di Kyoto, i gas serra che devono essere presi in considerazione sono: anidride carbonica (CO2, da cui il nome "impronta carbonica"), metano (CH4), monossido di diazoto (N2O), idrofluorocarburi (HFC), perfluorocarburi (PFC) e esafloruro di zolfo (SF6). Tale parametro può essere utilizzato per la determinazione degli impatti ambientali che le emissioni hanno sui cambiamenti climatici di origine antropica, ossia tutti gli interventi di trasformazione dell’ambiente naturale da parte del genere umano. Tali interventi vengono attuati con lo scopo di adattare l’ambiente alle nostre esigenze e migliorare la qualità della vita. Tuttavia non sempre hanno un impatto positivo ma, al contrario, possono danneggiare l’equilibrio degli ecosistemi.
Il calcolo dell'impronta carbonica di prodotto comprende la quantificazione di tutte le emissioni di gas ad effetto serra lungo tutto il ciclo di vita del prodotto, dall'estrazione delle materie prime allo smaltimento finale del prodotto. Come è facilmente intuibile, i sistemi sanitari hanno un notevole impatto sull’impronta di carbonio e possono essere determinanti per migliorare le condizioni del pianeta.

L’impronta di carbonio in chirurgia

I ricercatori della Brighton and Sussex Medical School e dell'Università di Warwick hanno condotto uno studio per valutare sistematicamente l'impronta di carbonio dei prodotti utilizzati nelle operazioni chirurgiche più comuni. L'analisi si è basata sull'osservazione diretta delle sale operatorie in tre siti della University Hospitals Sussex NHS Foundation Trust.
Applicando l'equivalente di anidride carbonica (CO2e), l'unità standard per misurare l'impronta di carbonio, a ciascuna operazione chirurgica, i ricercatori hanno dimostrato che l'intervento con l'impronta di carbonio più elevata è quello di artroprotesi di ginocchio (85,5 kg di CO2e). Seguono la colecistectomia (20,3 kg di CO2e), l'intervento di decompressione del tunnel carpale (12,0 kg di CO2e), l’ernioplastica (11,7 kg di CO2e) e la tonsillectomia (7,5 kg di CO2e).
I ricercatori hanno rilevato che, nelle cinque operazioni chirurgiche, pochi prodotti (23%) erano responsabili di oltre l'80% dell'impronta di carbonio da prodotto. Ciò indica che le strategie per ridurre le emissioni di gas serra associate alle operazioni chirurgiche dovrebbero concentrarsi sui pochi prodotti che determinano le emissioni più elevate, in genere articoli monouso di grandi dimensioni (spesso in plastica).

Ridurre l’impronta di carbonio in sala operatoria

Secondo gli studiosi, la riduzione dell'impronta di carbonio in ambiti in cui si usano molte risorse, come le sale operatorie, sarà importante per raggiungere un'assistenza sanitaria a zero emissioni di carbonio. Le strategie dovrebbero includere l'eliminazione o la ricerca di alternative a basse emissioni di carbonio per i prodotti che hanno un impatto maggiore.
Le strategie per eliminare i prodotti, scrivono i ricercatori, comprendono:

I ricercatori suggeriscono inoltre che alcuni prodotti monouso ad alto impatto ambientale hanno alternative riutilizzabili. Ad esempio, i camici monouso, i teli per i pazienti e i teli per il tavolo dello strumentista, che sono risultati ad alto contenuto di carbonio nello studio, potrebbero essere sostituiti da tessuti. I ricercatori osservano che non vi sono prove che i tessuti chirurgici riutilizzabili, che consentono di ridurre significativamente l'impronta di carbonio, siano  inferiori da un punto di vista sanitario.
Secondo i ricercatori, l'eliminazione degli articoli monouso o il passaggio a quelli riutilizzabili, laddove possibile, insieme all'ottimizzazione dei processi di decontaminazione associati e alla separazione e al riciclaggio dei rifiuti, potrebbe ridurre l'impronta di carbonio da prodotti di un terzo. Questa previsione si basa su alternative riutilizzabili già presenti sul mercato. Chiaramente questa riduzione potrebbe aumentare se l'industria raccogliesse la sfida dell'innovazione sostenibile dei prodotti chirurgici.
 

Fonte: Rizan C, Lillywhite R, Reed M, Bhutta MF. The carbon footprint of products used in five common surgical operations: identifying contributing products and processes. Journal of the Royal Society of Medicine. 2023;0(0). doi:10.1177/01410768231166135