Italia: Salvo Di Grazia e la lotta alle fake news

Il dottor Salvo Di Grazia è conosciuto sul web con il suo nickname 'MedBunker'. Il suo blog e la sua presenza sui social network lo hanno reso un autorevole baluardo in difesa della medicina e del metodo scientifico.

La medicina e la scienza escono dalla sala operatoria e diventano popolari

Il dottor Salvo Di Grazia è conosciuto sul web con il suo nickname 'MedBunker'. Il suo blog e la sua presenza su vari social network lo hanno reso un autorevole baluardo in difesa della medicina e del metodo scientifico contro gli attacchi della cosiddetta medicina alternativa, delle pratiche pseudo-mediche e delle fake news.

Intervista realizzata dalla redazione di esanum.it

The esanum Global Series è una raccolta di articoli scritti dalle redazioni di esanum in lingua tedesca, italiana, inglese e francese. Un approfondimento per fornire una prospettiva globale su questioni e storie contemporanee che hanno un impatto sulla vita dei medici. Nella nostra prima serie, "Medici sui social media, la prima linea digitale", intervistiamo medici il cui lavoro quotidiano, l'attivismo o la presenza sui social media, hanno scatenato reazioni all'interno delle comunità professionali, sulle piattaforme mediatiche e oltre. Solidarietà, molestie, fama e minacce, le storie umane dietro le polemiche online sono al centro di questa serie di interviste.

Tutto nacque con un modem 56K

Il Dottor Salvo Di Grazia è nato a Catania nel 1967. È un ginecologo specializzato in fisiopatologia riproduttiva umana e colposcopia. Da oltre un decennio scrive un blog incentrato sullo sfatare le cosiddette medicine alternative, le pratiche pseudo-mediche e i miti legati alla salute, con temi ricorrenti legati all'omeopatia e alle vaccinazioni. Le sue attività a sostegno del rigore scientifico e medico sono la base per smantellare millantatori e ciarlatani, che spesso hanno anche interessi economici nel far circolare fake news in ambito medico, sui media che si occupano di salute e tra l'opinione pubblica.
Il Dr. Salvo Di Grazia è attivo sul web fin da quando il web si raggiungeva con un modem a 56k. Ginecologo di professione e appassionato di Internet, in Rete tutti lo conoscono come MedBunker, pseudonimo con il quale firma, dal 2009, tutti gli articoli del blog MedBunker - Le scomode verità. Il suo blog e la sua presenza sui vari social network lo hanno reso un baluardo autorevole a difesa della medicina e del metodo scientifico. Lo abbiamo intervistato e con lui abbiamo parlato della sua attività sul web, del suo ruolo di Med-Influencer, di haters e di molto altro.

Le parole del Dr. Di Grazia, Med-influencer

Ci racconta quando e come è nata la sua attività sul web? Come le è venuta l’idea di fare divulgazione scientifica su Internet?

Non c’è stato nulla di pianificato, questa attività è nata un po’ per caso. Mi è sempre piaciuto navigare sul web, lo facevo già quando ancora i social non avevano ancora preso piede, nell’era dei blog e dei forum. Leggevo, mi informavo, partecipavo a discussioni. Un giorno, nel 2008 o giù di lì, su un forum di un sito abbastanza noto, ancora esistente, comparve il video di un presunto guaritore che curava tumori ed altre patologie gravi col bicarbonato di sodio. Questo video conteneva anche prove e testimonianze, che io iniziai ad analizzare e a smontare, mettendo in evidenza che in quel video non c’era nulla di vero. Successe il finimondo, molti mi insultarono per aver osato fare un’analisi scientifica dei contenuti di quel video e venni bannato dal forum.
Fu così che mi accorsi di quanta ingenuità ci fosse tra gli utenti di internet e di quanti pericoli ci fossero per i meno esperti in materia di salute. Così creai un blog, uno strumento di comunicazione molto efficace all’epoca, oggi un po’ passato di moda. Era (ed è tutt’oggi) una sorta di diario personale dove iniziai a pubblicare i risultati delle mie ricerche sulle varie bufale e fake news che giravano sul web a proposito di medicina. In breve tempo il blog riscosse molto successo. A quei tempi ero uno dei primi che si occupava di divulgazione scientifica in Rete. Non si usava, non esisteva la figura del med-influencer.

Come sono cambiate le cose oggi rispetto a quando ha iniziato?

L’avvento dei social network e la diffusione degli smartphone ha cambiato molto il modo di fare informazione e di confrontarsi in Rete. Internet oggi è molto più presente nella vita delle persone, molto più a portata di mano. C’è molta più partecipazione e questo rende tutto diverso rispetto a quando ho iniziato. Probabilmente, per quanto riguarda la possibilità di avere informazioni utili in ambito sanitario, Internet oggi è un luogo peggiore rispetto a qualche anno fa. Infatti, da una parte oggi ci sono molti più medici, scienziati, persone competenti che si sono cimentati nella divulgazione scientifica. Dall’altra però, complice l’esplosione dei social network, la diffusione di bufale, leggende, castronerie varie oggi è rapida e costante. È complicato, quasi impossibile, riuscire a contrastare tutto questo materiale fake che invade Internet, i social network in particolare, ogni ora.
Oggi, rispetto a quando ho iniziato, la mia attività sul web è sicuramente più impegnativa. Ha perso quella dimensione di hobby che aveva all’inizio, perché l'impegno che richiede per essere fatta bene è davvero notevole. Quando mi cimento nello smentire una notizia falsa io mi metto a studiare, ad approfondire, a cercare aggiornamenti tra la letteratura scientifica. Quest’attività ha assunto le dimensioni di un secondo lavoro.

Quanto tempo viene dedicato mediamente all’attività di aggiornamento del blog e dei vari social network che usa?

Ci dedico tempo ogni giorno. A volte qualche decina di minuti, a volte 2-3 ore. Tutto dipende dagli spazi liberi che mi lascia la mia attività professionale. Due ore ogni giorno è una media verosimile. Non è il mio lavoro, non è richiesto. Si tratta di una passione personale che sfocia in un servizio gratuito che mi sento di rendere alla comunità.

Ritiene che la sua presenza sul web finora sia stata efficace? Ha raggiunto gli obiettivi che voleva raggiungere?

All'inizio della mia attività ero molto più ottimista sui risultati che avrei potuto raggiungere. Forse ero un po’ più illuso ed idealista di quanto non lo sia oggi. Pensavo, ingenuamente, che la presenza di un medico su Internet, la sua smentita di una di una bufala, potesse essere sufficiente per distruggerla. In realtà le bufale, le fake news, continuano a girare sul web, nonostante tutto.
Nel tempo il mio obiettivo è cambiato. Oggi l'obiettivo della mia presenza sul web non è più quello di convincere qualcuno, ma quello di informare, di spiegare perché una determinata notizia è falsa. Penso che la presenza dei medici su Internet sia necessaria. Molte persone che mi seguono chiedono ulteriori delucidazioni, chiarimenti. Molte persone mi ringraziano, tante giovani mamme soprattutto, perché le mie informazioni le rendono tranquille quando devono far vaccinare i loro figli ad esempio.
Considerando questo nuovo obiettivo che mi sono posto, posso dire che la mia attività è certamente utile.

Per quanto riguarda i med-influencer in Italia si può dire che esiste un tempo prima della pandemia ed un tempo dopo la pandemia. Dalla pandemia in poi il numero di medici che presenziano in televisione e frequentano il web è cresciuto in modo esponenziale. Questo secondo lei è un bene o un male per la medicina?

La presenza di un sempre maggior numero di professionisti competenti che si mette a disposizione dei media dovrebbe portare ad un livello sempre maggiore di correttezza dell'informazione medica e scientifica che viene trasmessa, soprattutto sui media generalisti. In questo modo dovremmo avere una crescita delle notizie che hanno alla base fonti attendibili. Questo avrebbe una serie di ricadute positive in diversi ambiti, tra cui quello medico. In linea di principio quindi la presenza di medici sui media è positivo per la medicina.
Il problema è che alcuni di questi professionisti, per quanto capaci e competenti in ambito medico e sanitario, hanno difficoltà dal punto di vista comunicativo. La comunicazione attraverso i media è diversa da altri tipi di comunicazione. In più, ogni media è diverso dagli altri. Per poter comunicare bene bisogna avere competenze, conoscenze, esperienza.
Durante l’ultimo anno abbiamo assistito a diversi problemi nati da errata comunicazione, che hanno portato ad una vera e propria distorsione del messaggio. È accaduto che il comunicatore scientifico sbagliasse non negli argomenti, ma nel modo di proporli. A volte anche una singola parola può avere un peso determinante. Basta la parvenza di un dubbio sul vaccino per diffondere una paura generale e minare un’intera campagna vaccinale.
Alcuni medici hanno studiato comunicazione, hanno esperienza con gli strumenti specifici che usano, quindi riescono ad essere efficaci nel mandare il messaggio e non vengono travisati. Altri, invece, rischiano, con loro messaggi, di ottenere l'effetto contrario rispetto a quello voluto. Questo può essere pericoloso, soprattutto in un'epoca come quella che stiamo vivendo.

Come in molti altri casi, i followers si schierano da una parte o dall’altra, fanno i tifosi. Lo fanno anche quando ci sono medici a discutere di medicina. Che ne pensa?

Si parla sempre più spesso di polarizzazione Accade che, in un certo momento, quando la discussione si accende, si creino schieramenti di tifosi. Succede in ogni ambito sul web, la medicina non fa eccezione. Si tratta di un approccio che prescinde dal tema. Come esistono gli ultras dell’anti-vaccinismo, esistono gli ultras della scienza. Entrambi ragionano sulla base di dogmi intoccabili. Questo non è positivo perché crea delle contrapposizioni, la famosa polarizzazione, che non fa bene a nessuno, perché nessuno si sposta mai dalla propria posizione, anche davanti all'evidenza. La discussione, di fatto, non serve a niente e a nessuno. Ma questo è un elemento insito nella struttura del social network. Chi gestisce i social network gode della polarizzazione, gode della contrapposizione tra schieramenti. Più tifosi abbiamo, più si riempiono gli stadi.

Domanda secca, risponda con un sì o con un no: i social network possono essere il luogo adatto per discussione di medicina?

La risposta secca è no. Volendo dare una risposta più articolata, mi viene da dire che, sebbene i social network non siano il luogo adatto per discutere di medicina, i medici devono essere presenti perché lì si discute di medicina. Se i medici non ci fossero, la risposta a tante domande sarebbe data solo da chi non ha competenze, i social network sarebbero in pasto a stuoli di ciarlatani diffusori di false notizie ancor più di quanto già non lo siano. Un’azione di contrasto serve, e deve essere fatta da chi è competente.

'Haters'

Haters, una parola nota a tutti gli influencer. Ne ha?

Moltissimi.

Qual è la sua linea contro gli haters? Fa finta di nulla, li blocca, dà una risposta con lo stesso tono? Questa strategia contro gli haters è la stessa che usava anni fa, agli inizi, o è cambiata?

Io all'inizio tentavo un approccio amichevole, anche davanti a toni o parole aggressivi. Pensavo che se fossi stato disponibile e gentile, l’altro avrebbe smorzato gli attacchi e si sarebbe arrivati a parlare in modo civile. In realtà questo non è mai successo. Probabilmente chi è violento sul web lo è anche in altri ambiti quotidiani, per cui è difficile arrivare ad una discussione serena. Col tempo ho capito che, con chi si dimostra fin da subito aggressivo, c'è poco da fare. Oggi li ignoro, non ci spreco tempo. Quando poi si fanno molto insistenti li blocco.

C’è un episodio che riguarda i suoi haters che le è rimasto impresso?

Anni fa venni insultato e minacciato sul web, anche in maniera decisa, da una persona. Si parlava di vaccini e autismo, se non ricordo male. Mi capitò poi, a distanza di tempo, di incontrare questa persona, per caso, ad un convegno. Venne da me e mi offrì un caffè. Mi disse che aveva riletto meglio quello che gli avevo scritto, che aveva approfondito il tema su cui discutevamo e mi diede ragione, scusandosi. Oggi è diventato uno dei miei più attivi sostenitori. Si tratta di un episodio che ricordo perché succede molto raramente.

Ha mai avuto un forte sospetto o prove che le campagne di diffamazione/insulto siano state orchestrate? Quali gruppi le hanno dato i problemi peggiori?

Assolutamente sì. In alcuni casi la situazione si verifica in modo lampante. Tempo fa criticai una cura alternativa al cancro, una panzana bella e buona. L'ideatore di questa cura alternativa lanciò una sorta di fatwa, spinse i suoi followers contro di me, dicendo loro di perseguitarmi per fare in modo che io scomparissi dal web e non potessi più danneggiarlo. Centinaia di persone obbedirono, una sorta di obbedienza settaria, e per settimane ricevetti insulti e minacce di ogni tipo, alcune anche molto violente. Questo è uno dei tanti episodi che mi sono capitati. Fanatici che accettano una qualche figura come loro guru al punto tale da seguirne le parole in modo ossessivo, arrivano anche ad usare email, messaggi su Facebook per distruggere e screditare l’avversario, perdendo ogni capacità critica.

Minacce e azioni legali

Ha mai ricevuto minacce?

In passato mi arrivavano molte minacce. Ricevevo molti messaggi preoccupanti, minacce che più di una volta mi hanno fatto riflettere e domandarmi se valesse la pena andare avanti. Ne arrivano ancora, ma oggi il numero si è ridimensionato. Oggi la mia attività è più conosciuta, probabilmente la gente ha iniziato a percepirmi come persona in carne e ossa, che poteva anche reagire legalmente. Le minacce sono diminuite. Quelle che ricevo ancora oggi provengono quasi sempre da persone che non si rendono conto che le minacce, anche gravi, fatte sul web sono perseguibili. Persone spesso non culturalmente elevate, che quando poi affronti personalmente si ridimensionano e molte volte chiedono subito scusa.

Qual è stata la sua reazione di fronte alle minacce? Si è mai sentito insicuro a causa di queste minacce?

Ho ricevuto molte minacce, ma non ho mai modificato il mio modo di comportarmi. Ho sempre cercato di andare avanti per la mia strada, nonostante tutto. Un giorno però rimasi impressionato dalla mail di una persona che aveva fatto il resoconto della mia giornata. Aveva scritto per filo e per segno cosa avevo fatto, dove mi ero recato, con chi avevo parlato. Era un antivaccinista che mi aveva pedinato per un giorno intero, quello che mi ha scritto nella mail era effettivamente la descrizione fedele di quello che avevo fatto. Riconosco di essere rimasto parecchio scosso da quella mail. Non perché avessi paura di quella persona, la ritenevo una persona disturbata, ma non pericolosa. Mi aveva spaventato l’idea che, per un motivo puramente ideologico, una persona avesse potuto occupare un’intera giornata a pedinare me.

Ha mai presentato denunce per questioni nate sul web?

Si mi è capitato di di fare denunce. Ricordo in particolare una persona che mi aveva insultato e diffamato, attaccando la mia professione Questa persona, non appena ebbe notifica della mia denuncia, si premurò subito di contattarmi tramite il suo avvocato per chiedermi scusa, proponendomi un risarcimento economico. In quell’occasione ritirai la denuncia dopo che questa persona, su mia indicazione, donò una somma di denaro ad un’associazione che si occupa di ricerca sul cancro.

È mai stato denunciato per questioni nate sul web?

Succede continuamente. Per fortuna ho un fratello avvocato, al quale sto dando molto da lavorare. Vengo denunciato spesso per quello che scrivo, ma fino ad oggi tutte le denunce si sono risolte con un nulla di fatto. Io non scrivo mai opinioni personali, scrivo informazioni suffragate da evidenze scientifiche e riferimenti bibliografici. Questa è sempre stata la mia forza, e la mia tutela di fronte alle denunce ricevute. Quando cerco di smontare le fake news non lo faccio mai indicando quello che è il mio pensiero, ma indicando in modo preciso i dati e i fatti a supporto di quello che voglio dire.

A proposito di questo, cosa pensa della crisi della ricerca scientifica emersa nell’ultimo anno? Come giudica i suoi colleghi che a proposito di COVID-19, soprattutto in ambito terapeutico, pretendono che le loro esperienze cliniche personali abbiano la stessa dignità della letteratura scientifica?

Io ho notato che, nell’ultimo periodo, c'è stato un aumento di geni incompresi. Molti medici, singolarmente o in gruppo, si inventano cure per risolvere la pandemia, cure che si discostano da quelle scientificamente consolidate. E reclamano a gran voce le luci della ribalta. Questa è una mia personale opinione, che si basa sulla mia esperienza. Ritengo che si tratti di un tentativo molto umano, seppur pericoloso, di farsi notare. Di fronte ad una malattia nuova, provocata da un virus nuovo, senza una cura standardizzata efficace, molti medici si sono sentiti in diritto di dire la propria. C’è stato il medico che non aveva morti tra i suoi pazienti in terapia intensiva, il medico che curava tutti a casa, il medico che dava a tutti la vitamina D, e via dicendo. Guarda caso, nessuno di questi medici lavora in grandi ospedali, è un luminare di fama, è un ricercatore di grande esperienza. A trovare la cura miracolosa sono per lo più di medici anonimi, che nessuno conosce, che a volte nemmeno si occupano di malattie infettive. Senza i social network, non avremmo mai sentito parlare di loro. I social network danno loro il pubblico di cui hanno bisogno, che sguazza nei vari gruppi “alternativi”. La mia opinione personale è che queste persone siano in cerca di di fama e di notorietà. Medici che cercano una rivincita, perché magari la vita li ha portati a non diventare professionisti di alto livello. Allo stesso tempo, c’è un pubblico affamato di notizie accomodanti, facili da digerire.

Impatto sulla vita professionale

Le sue posizioni sulla Rete hanno avuto un impatto sulla sua pratica professionale quotidiana?

La mia attività sul web ha avuto un notevole impatto sulla mia attività clinica quotidiana e questo è tra gli elementi che mi spingono a continuare questa attività di divulgazione sul web. Io sono uno specialista in ginecologia e ostetricia, ma sul web tratto anche di altri argomenti. Durante la scuola di medicina si studiano diversi temi, ma non tutti vengono approfonditi in modo specifico. La medicina è vasta, quando si finisce l'università si hanno competenze generali, non si sa tutto di tutto. Quindi, per poter discutere sul web di un argomento e per farlo in maniera adeguata, la mia preparazione di base spesso non è sufficiente, devo approfondire. Questa attività sul web mi sta spingendo a ripassare, rivedere, aggiornarmi su tanti temi di medicina. Credo che, se non ci fosse stata questa attività, difficilmente lo avrei fatto in modo così costante. Il tema dei vaccini è tra i più dibattuti sul web per cui mi sono documentato molto. Per contrastare le tesi dei no-vax, ho studiato molto. Le mie conoscenze sull’argomento, oggi, sono molto più ampie e aggiornate di quanto non lo fossero qualche anno fa. Sul web non mi sono mai posto come medico che, in quanto medico, è possessore della verità. Ho sempre studiato, approfondito, imparato, prima di arrivare a contrastare le teorie, anche le più bislacche, trovate su Internet. Chiaramente, nella mia attività clinica, questo lavoro di continuo aggiornamento non ha avuto che benefici. Il mio hobby di navigare su Internet mi ha portato ad essere un professionista più preparato.

È stato più criticato o apprezzato dai suoi colleghi per le sue battaglie sul web?

Non ricordo di aver mai ricevuto critiche. Può essere che molti colleghi mi abbiano criticato, ma non parlando direttamente con me. Allo stesso modo, non mi è mai capitato di ricevere incoraggiamenti. A dire il vero, credo che la mia attività sul web sia percepita dalla maggior parte dei colleghi con molta indifferenza. Si tratta di un'attività che i medici non conoscono bene. Il mondo digitale per molti medici, soprattutto per quelli italiani, è ancora un mondo sconosciuto purtroppo. Se usano i social network, usano per lo più Facebook. Dal loro telefonino mandano qualche messaggio, fanno qualche giochino, leggono quello che scrive l’amico o il parente. Sono molto lontani dall’idea che tramite i vari social ci si possa informare e si possa discutere di medicina. Non hanno idea che con i vari social network si possa parlare di uno stesso tema, ma in modo diverso e con persone differenti.
Anni fa mi capitò di parlare con un collega della divulgazione scientifica che facevo su Facebook. Mi chiese quanti soldi prendessi… Per molti colleghi è molto difficile concepire l'idea del medico che si mette a disposizione della comunità in maniera assolutamente disinteressata per spiegare la medicina.
Ultimamente mi succede che i colleghi più giovani, specializzandi o neo-specialisti, mi riconoscano e mi facciano i complimenti. In Italia c’è una generazione nuova di medici che sta emergendo, e che probabilmente utilizzerà il web molto di più, spero anche molto meglio, di quanto i medici italiani non abbiamo fatto finora.

Quali lezioni ha imparato dalla sua attività sul web e quali consigli darebbe ai suoi colleghi che vorrebbero misurarsi con la divulgazione scientifica in Rete?

La lezione più importante che ho imparato è che tutti possiamo essere vittime di truffe mediche. Tutti, nessuno escluso, possiamo diventare vittime dei vari ciarlatani che ci sono sul web. Esistono molte variabili che possono ingannare anche quelli che pensano di essere immuni da questo, tra cui la disperazione causata dalla malattia e la fragilità di un determinato momento della propria vita.
A chi si vuole cimentare in questa attività sul web consiglio di dire sempre la verità e di basarsi sui dati. Potrà capitare di dare un'interpretazione errata dei dati, ma partendo dai dati l’errore sarà riscontrabile e circoscritto. Se il punto di partenza non sono opinioni personali, ma dati oggettivi, studi riconosciuti e validati dalla comunità scientifica, difficilmente si potrà sbagliare.

 

The esanum Global Series è un lavoro editoriale congiunto dei team di esanum.de, esanum.fr, esanum.it e esanum.com.