La città della gioia

Deluso e amareggiato sotto il profilo professionale, un giovane medico statunitense lascia il suo paese e va in India, alla ricerca di qualcosa che gli restituisca il senso dell'esistenza, intraprendendo un lungo viaggio dalla ricca America alle bidonville di Calcutta. La realtà che lo aspetta è però sconvolgente.

“Tutto ciò che non viene donato, va perduto”

Deluso e amareggiato sotto il profilo professionale, un giovane medico statunitense lascia il suo paese e va in India, alla ricerca di qualcosa che gli restituisca il senso dell'esistenza, intraprendendo un lungo viaggio dalla ricca America alle bidonville di Calcutta. La realtà che lo aspetta è però sconvolgente, un vero e proprio inferno di miseria e degradazione, nel quale gli uomini cercano di sopravvivere tra topi e scarafaggi, nella più assoluta mancanza di mezzi.

Pubblicato per la prima volta nel 1985, “La città della gioia” è un libro scritto da Dominique Lapierre. Protagonisti di questo romanzo sono Max, un giovane medico statunitense, Paul Lambert, un prete cattolico francese e Hasari Pal, un uomo-cavallo, ossia un guidatore di risciò.  Hasari Pal, come molti altri contadini, è costretto ad abbandonare il proprio villaggio a causa di gravi problemi economici. Insieme alla sua famiglia giunge nella più vasta baraccopoli di Calcutta, conosciuta come città della gioia. Qui vive, in condizioni disumane, una moltitudine di disgraziati, poveri e lebbrosi. A questa sterminata popolazione di senzatetto tenta di dare assistenza medica Max Loeb, un giovane chirurgo che ha lasciato la ricca società statunitense alla ricerca di nuovi stimoli professionali. Max lavora insieme a Paul Lambert, un missionario francese che ha deciso di donare la propria vita al servizio dei più poveri. La vita dello slum si presenta a chi legge attraverso gli occhi di questi tre personaggi, diversi fra loro, ma che hanno in comune l’esperienza di vivere nella città della gioia.

«Uno degli slum più grandi e più antichi di Calcutta si trovava in uno dei sobborghi, incastrato tra i binari della ferrovia, la strada di Delhi e due fabbriche, a quindici minuti a piedi dalla stazione dove era scesa la famiglia Pal. Non si sa se per incoscienza o per sfida, il padrone della fabbrica di iuta cha agli inizi del secolo aveva alloggiato gli operai su quel terreno acquitrinoso infestato dalle febbri, aveva battezzato il luogo Anand Nagar,  la “Città della Gioia”».

La città della gioia è il racconto dell’esperienza vissuta in prima persona da Dominique Lapierre, che per un certo periodo ha abitato nello slum di Calcutta. L’esperienza è stata molto forte. Lapierre è rimasto profondamente colpito dalla capacità degli abitanti della bidonville di donare, sebbene non avessero nulla. Nulla, se non dignità e forza, capaci di far superare con serenità le condizioni disumane nelle quali erano costretti a vivere.

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