Il ruolo del microbioma in ematologia

Il microbioma svolge un ruolo cruciale nel mantenimento dell'omeostasi immunitaria e metabolica e nella protezione dagli agenti patogeni. Facciamo il punto a proposito delle attuali conoscenze sul ruolo del microbioma nelle patologie ematologiche.

esanum: In che modo la disbiosi del microbioma contribuisce alla patogenesi delle malattie ematologiche?

La disbiosi del microbioma si riferisce a uno squilibrio nella composizione e nella funzione dei microbi presenti nell'organismo. Il microbioma intestinale ha dimostrato di svolgere un ruolo cruciale nel mantenimento della funzione del sistema immunitario. Da ciò deriva che un’alterazione nella composizione o nella funzione del microbioma può influenzare negativamente la funzione del sistema immunitario e contribuire a determinare una maggiore suscettibilità alle malattie ematologiche. La ricerca sull'interazione tra il microbioma e le malattie ematologiche è un ambito in continua evoluzione, e molte delle evidenze disponibili sono basate su studi preclinici o osservazionali. Studi su modelli murini hanno mostrato la presenza di una associazione tra specifiche alterazioni del microbiota e aumentata suscettibilità allo sviluppo di leucemia. Gli studi sull’uomo sono limitati, ma alcune esperienze pediatriche hanno dimostrato una diversa composizione del microbioma intestinale nei pazienti con leucemia acuta rispetto alla popolazione generale.

esanum: A quali patologie ematologiche si può correlare la disbiosi intestinale?

La disbiosi intestinale è stata associata a diverse patologie ematologiche. Tuttavia, la ricerca in questo campo è ancora in corso in quanto non è facile stabilire dei nessi causali tra la disbiosi e l’insorgenza di malattia. Tra le patologie ematologiche che sono state studiate in relazione alla loro associazione con il microbioma intestinale, troviamo la leucemia linfoblastica acuta, la leucemia mieloide acuta, i linfomi B e T, il mieloma multiplo e la leucemia linfocitica cronica.

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Dr. Francesco Baccelli - medico in formazione specialistica e ricercatore presso la Scuola di Specializzazione in Pediatria, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna, IRCCS, Policlinico Universitario Sant'Orsola.

esanum: Esistono firme o pattern microbici specifici associati ai vari tipi di neoplasie ematologiche?

Diversi pattern microbici sono stati associati con diversi tipi di neoplasie ematologiche, anche se gli studi in questo ambito sono ancora limitati. Ad esempio, nei pazienti affetti da linfoma non Hodgkin, è stata riscontrata una ridotta diversità microbica e un aumento dei batteri del genere Bacteroides. Ridotta diversità e relativa abbondanza di batteri del genere Fusobacterium si riscontrano nei pazienti con mieloma multiplo. Nei pazienti con leucemia mieloide acuta è stato riportato come la presenza di determinati batteri, come Enterococcus faecalis, sia associata a una maggiore resistenza alla chemioterapia e a una prognosi sfavorevole. Nel contesto del trapianto di cellule staminali ematopoietiche, diverse evidenze suggeriscono che la composizione del microbioma intestinale prima del trapianto e al momento del take possano influenzare l'esito clinico. Ad esempio, un'alta abbondanza di batteri del genere Enterococcus è stata associata a una maggiore incidenza di graft versus host disease (GVHD), mentre il genere Blautia ha dimostrato un ruolo protettivo.

esanum: La disbiosi può anche interferire con l'efficacia della terapia (ad esempio, con la chemioterapia, l’immunoterapia, il trapianto di cellule staminali) e quindi avere un impatto sulle condizioni cliniche dei pazienti?

Sì, la disbiosi intestinale può influenzare l'efficacia della terapia. Il microbioma intestinale può interagire con i farmaci utilizzati nella terapia ematologica e può influenzare la risposta al trattamento. Questo è stato studiato in diversi tipi di terapie utilizzate nelle neoplasie ematologiche. La composizione del microbioma può influenzare l'efficacia della chemioterapia, poiché i batteri intestinali possono interagire con i farmaci chemioterapici, influenzando la loro biodisponibilità e il loro metabolismo. Inoltre, alcuni batteri possono produrre enzimi che inattivano i farmaci chemioterapici, riducendo l'efficacia. La disbiosi intestinale può influenzare la risposta all'immunoterapia, come dimostrato per gli inibitori dei checkpoint immunitari e, più recentemente, per le CAR-T cells. Il ruolo del microbioma intestinale è stato molto studiato nel trapianto di cellule staminali ematopoietiche, in cui una disbiosi intestinale può aumentare il rischio di complicanze post-trapianto, come graft versus host disease (GVHD) o infezioni. Una composizione favorevole del microbioma intestinale sembra inoltre essere associata con un migliore outcome post-trapianto in termini di overall survival e sembra contribuire a una adeguata ricostituzione immunitaria post-trapianto.

esanum: Esistono strategie specifiche per modulare il microbioma nei disturbi ematologici?

La modulazione del microbioma è stata studiata come possibile approccio terapeutico per migliorare l'efficacia delle terapie ematologiche. La ricostituzione di un microbioma “sano” può contribuire a ripristinare l'omeostasi microbica e a promuovere una risposta immunitaria favorevole al trattamento. Sono state studiate diverse strategie tra cui le principali prevedono l’utilizzo di probiotici, di prebiotici e di misure nutrizionali (ad esempio l’utilizzo della nutrizione enterale e di alimenti privi di lattosio durante il trapianto). Risulta inoltre fondamentale l’utilizzo corretto di antibiotici, considerato il forte impatto sulla composizione del microbioma intestinale. Recentemente il trapianto di microbiota fecale sta trovando sempre più indicazioni. Prevede il trasferimento di feci da un donatore sano a un paziente con disbiosi, con diversi potenziali utilizzi soprattutto in ambito trapiantologico, dalla terapia della GVHD intestinale, all’utilizzo a scopo preventivo nei pazienti trapiantati, all’eradicazione di batteri multi-resistenti.

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Dr. Carlo Zaninetti, PhD - medico specialista in Medicina Interna e Ricercatore presso l’Istituto di Medicina Trasfusionale dell’Università di Greifswald (Germany). Membro delle Società Scientifiche internazionali EHA (European Haematology Association) e ISTH (International Society on Thrombosis and Haemostasis).