Mutilazioni genitali femminili in Italia

La multietnicità fa delle mutilazioni genitali femminili un’emergenza da non sottovalutare, a noi piùvicina di quanto non si creda. A Padova è in programma un summit itinerante sulle mutilazioni genitali femminili.

Ricostruire è possibile. Informare è un dovere

Le mutilazioni genitali femminili sono un tema spesso evitato, ma che rappresenta una sfida per le coscienze e per la scienza. Le vittime abitano anche in Italia e devono sapere che, dopo tante sofferenze, possono avere una vita normale. Si tratta di una riparazione, cura e rinascita a fronte di ciò che si è subito: pregiudizio, violenza, gravi problemi di salute e disagio psicologico.
Venerdì 24 giugno in Aula Magna di Palazzo del Bo a Padova, si terrà la seconda edizione dell'evento nato per sensibilizzare su questa pratica tuttora eseguita, i cui esiti più nefasti possono essere cancellati dalla chirurgia plastica. Nell’ambito del II Summit itinerante sulle Mutilazioni Genitali Femminili, e al termine di lavori del congresso “Ginecare 2. Patologia vulvovaginale, dalla demolizione alla ricostruzione fino alla chirurgia estetica”, è previsto un evento divulgativo aperto al pubblico dalle ore 17.00 che punta a informare e sensibilizzare sulle conseguenze di questa pratica e sulle soluzioni ricostruttive oggi possibili.
L’evento è stato pensato dai Professori Franco Bassetto (Direttore dell’Istituto di Chirurgia Plastica Azienda Ospedale – Università di Padova) e il Prof Roberto Tozzi (Direttore della Clinica di Ginecologia e Ostetricia Azienda Ospedale – Università di Padova), in collaborazione con la SICPRE Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva Rigenerativa ed Estetica, il Prof. Giovanni Scambia (Direttore del Dipartimento Universitario Scienze della Vita e di Sanità Pubblica Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS Roma) e la Dr.ssa Stefania de Fazio, già Chaiman del precedente Summit, svoltosi a Napoli nel 2019.

«La prima sfida che la chirurgia plastica si trova ad affrontare nel trattamento delle mutilazioni genitali femminili – spiega Franco Bassetto – sono le cicatrici e la necessità di rimodellare i tessuti rimasti. L'autotrapianto del grasso della paziente, con la tecnica del lipofilling, permette di ridare elasticità, turgore e volume, ricostruendo i tessuti asportati e modificati con queste pratiche. Che, è importante sottolineare, sono diverse e hanno conseguenze e gravità diverse. In molti casi – dice ancora Bassetto – l'escissione del clitoride riguarda solo il glande e la parte esterna, per cui rimuovere la cicatrice conseguente alla mutilazione significa poter esporre nuovamente l'organo, restituendo alla donna la possibilità di una normale vita sessuale».
«Il compito del medico che cura le donne che hanno subito mutilazioni genitali è duplice: rimediare ai danni subiti dall'anima e dal corpo – dichiara Roberto Tozzi, Direttore della Clinica di Ginecologia e Ostetricia Azienda Ospedale/Università di Padova –. Se i primi sono irreparabili perché tale violenza è devastante, ancora maggiore impegno va posto nel curare l'aspetto fisico perché il risultato possa anche solo minimamente mitigare il dolore inflitto. Un aiuto che consenta la reintegrazione sociale e la ricostruzione della self confidence dell'essere umano così martoriato. Perché il risultato sia soddisfacente e consono al nobile obiettivo preposto, la sinergia tra i chirurghi ginecologi e plastici è di straordinaria importanza. Nell'organizzazione di questo evento abbiamo messo tutta la passione e l'energia che caratterizza ogni giorno il nostro lavoro. Un summit che sia informazione, conoscenza e indichi la strada da seguire».

Tipi di mutilazioni genitali femminili

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la mutilazione genitale femminile (MGF) come una pratica tradizionale dannosa che comporta la rimozione parziale, o totale, dei genitali femminili esterni, o altre lesioni agli organi genitali femminili, per ragioni non mediche.
Le mutilazioni genitali femminili sono classificate in quattro tipi principali:

Le mutilazioni genitali femminili (MGF) non comportano alcun beneficio per la salute della donna e sono responsabili di diverse complicazioni immediate e tardive per coloro che le subiscono. La pratica implica la rimozione e il danneggiamento del tessuto genitale femminile sano e normale e la compromissione delle normali funzioni del corpo femminile.
In generale, il danno causato dalle MGF aumenta con l'aumentare della gravità della lesione praticata, tuttavia tutte le forme di MGF sono associate a un aumento del rischio per la salute.

Complicazioni immediate e a lungo termine

Le complicazioni immediate possono includere:

  • dolore intenso
  • sanguinamento grave (emorragia)
  • gonfiore dei tessuti genitali
  • febbre
  • infezioni secondarie (ad esempio, da tetano)
  • problemi urinari
  • problemi di guarigione delle ferite
  • lesioni al tessuto genitale circostante
  • traumi
  • morte

Le complicazioni a lungo termine possono includere:

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credit: afrol News Afrol Archives Based on UN agencies, Amnesty, US govt.

Fattori culturali e sociali

Le modalità di esecuzione delle MGF variano a seconda dei paesi e delle etnie, dalle forme più radicali a quelle più blande. In tutti i Paesi le MGF sono praticate su bambine per espressa volontà e convinzione della madre, dei genitori e dell’intera comunità. È una caratteristica ricorrente che gli uomini, che hanno il vero potere decisionale, rimangano invisibili.
Può variare l’età delle bambine sottoposte alla pratica, realizzata in alcuni paesi già nelle prime due settimane di vita e non mancano situazioni in cui le MGF, se non praticate da bambine, vengono praticate nell’adolescenza, o al momento del matrimonio, durante la gravidanza, al momento del parto. Studi recenti hanno evidenziato un graduale abbassamento dell’età delle bambine sottoposte a MGF, per occultare la pratica laddove proibita, ma anche per vincere le eventuali resistenze da parte di bambine e ragazze consapevoli.
Le MGF vengono collocate tra le tradizioni che segnano il passaggio dall’infanzia all’età adulta, un rito attraverso il quale si diventa “donna”. La ritualità, più o meno marcata a seconda dei paesi, si trasmette da madre in figlia. Si tratta di una identità di genere costruita socialmente che darebbe senso a una identità biologica, attraverso la manipolazione fisica del corpo che costringe le bambine, future donne, a movimenti contenuti e misurati per le ferite subite, a una andatura flessuosa e lenta, più rispondente al ruolo che alla donna è attribuito nella società. Una manipolazione che già dall’infanzia pone fine ad ogni forma di promiscuità tra bambine e bambini, perché le bambine poi non sono più in grado di fare quei giochi che richiedono una libera espressione del proprio corpo.

Le mutilazioni genitali femminili sono un atto illegale in Italia

La pratica è riconosciuta, a livello internazionale, come una violazione dei diritti umani delle ragazze e delle donne e come una forma estrema di discriminazione di genere che riflette una profonda disuguaglianza tra i sessi. Poiché viene praticata sulle ragazze senza consenso, è anche una violazione dei diritti dei bambini. Le MGF violano i diritti di una persona alla salute, alla sicurezza e all'integrità fisica, il diritto di essere libera dalla tortura e da trattamenti crudeli, inumani o degradanti e il diritto alla vita nel caso la procedura porti alla morte.
Nell'ambito dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) previsti dall’Agenda 2030 dell'Onu, la comunità globale si è posta l'obiettivo di abbandonare la pratica delle mutilazioni genitali femminili entro il 2030.

Secondo la Legge 9 gennaio 2006, n. 7 - "Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazioni genitali femminile", chiunque pratichi l'infibulazione è punito con la reclusione da 4 a 12 anni, pena aumentata di 1/3 se la mutilazione viene compiuta su una minorenne, nonché in tutti i casi in cui viene eseguita per fini di lucro.
È necessario fare opera di sorveglianza e prevenzione, soprattutto nei confronti delle figlie delle donne che hanno già subito mutilazioni nel loro Paese d’origine.
Nel rispetto dell’art. 4 della Legge 7/2016 il Ministero della salute ha emanato le Linee guida destinate alle figure professionali sanitarie e ad altre figure che operano con le comunità di immigrati provenienti da Paesi dove si effettuano pratiche di MGF, per realizzare un'attività di prevenzione, assistenza e riabilitazione delle donne e delle bambine già sottoposte a tali pratiche.
 

Fonti: Comunicato stampa. Mutilazioni genitali femminili - Ricostruire è possibile, informare è un dovere. Università degli Studi di Padova. 20 giugno 2022
ISS Istituto Superiore di Sanità. Mutilazioni genitali femminili (MGF), 05 maggio 2022
Ministero della Salute. Mutilazioni genitali femminili. Data di ultimo aggiornamento 19 novembre 2021