Riforma 118, le proposte della FNOMCEO

Una riforma del “118” che renda il sistema dei soccorsi sempre più efficace, efficiente ed uguale sul territorio nazionale e che valorizzi, al suo interno, ruoli e professionalità. È questo l’auspicio della FNOMCEO.

Celerità, efficienza, efficacia: sono queste le caratteristiche che deve avere un buon sistema di Sistema di Emergenza Territoriale

Una riforma del “118” che renda il sistema dei soccorsi sempre più efficace, efficiente ed uguale sul territorio nazionale e che valorizzi, al suo interno, ruoli e professionalità. È questo l’auspicio della FNOMCEO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, ascoltata in audizione questa mattina dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato sui Disegni di Legge che confluiranno in un Testo Unico per la Riforma del sistema di emergenza-urgenza sanitaria 118.

La FNOMCEO evidenzia alcuni principi cardine per ridefinizione  del  modello organizzativo del Sistema di emergenza sanitaria territoriale 118.

Per la FNOMCEO  si ritiene inoltre indispensabile affermare che il mezzo di soccorso avanzato è l’ospedale portato nel territorio con il medico e l’infermiere che lavorano insieme con le loro specifiche competenze.
Pertanto si rileva che la nomenclatura è importante per assicurare assistenza di livello avanzato ai cittadini. Il mezzo che il sistema emergenza e urgenza territoriale deve avere a disposizione deve essere composto, a parere di questa Federazione, come di seguito riportato:

  1. Mezzo di soccorso avanzato con medico e infermiere con un rapporto 1/60.000 abitanti, salvo il caso di aree disagiate e difficili da raggiungere (es. aree montane, isole minori e  i centri abitati più piccoli e più periferici).
  2. Mezzo di soccorso medicalizzato con  equipaggio composto da  personale medico e da volontari.
  3. Mezzo di soccorso infermieristico con equipaggio composto da  personale infermieristico e da volontari.
  4. Ambulanza BLSD con volontari di livello avanzato formati e idonei.

In conclusione la FNOMCEO auspica  lo sviluppo continuo delle competenze di tutti i professionisti operanti nel sistema di soccorso e nel sistema salute in generale, riconoscendone la centralità in un servizio sanitario nazionale di sempre più alta qualità. L’auspicio è che si proceda alla riforma del Sistema 118 e alla stabilizzazione che interessa tanti operatori. Comprendere quanto sia prezioso il lavoro di questi medici, di questi professionisti, è il primo passo per valorizzarlo con contesti organizzativi adeguati, per appropriatezza, efficacia, efficienza. E, in  primis, per quanto riguarda la sicurezza degli operatori, troppo spesso esposti ad infezioni, come è accaduto durante la pandemia, ad aggressioni e al burnout. Gli operatori del 118 sono sempre in prima linea, vicini ai cittadini nei momenti più drammatici e delicati della loro vita, quelli che fanno la differenza tra la vita e la morte. E ancor più lo sono stati durante la pandemia di Covid, quando, accanto alla loro mission di soccorso, hanno, senza esitare, adempiuto a compiti che non erano i loro, facendosi custodi dei pazienti e rimanendo loro accanto quando i parenti e gli amici non potevano assisterli. Ed è in questa vicinanza umana e consolatoria che si sono manifestati, ancora una volta, i principi del Codice e del Giuramento.

Celerità, efficienza, efficacia: sono queste le caratteristiche che deve avere un buon sistema di Sistema di Emergenza Territoriale. In Italia, negli ultimi anni, il Sistema di Emergenza Territoriale 118 è stato, invece, sistematicamente depotenziato. Prima attraverso la chiusura del 31% delle centrali operative; poi con l’affermazione di modelli gestionali che hanno sostituito, con costi molto maggiori, il governo sanitario del Sistema con modalità di governo amministrativo; infine con la progressiva desertificazione della presenza a bordo dei mezzi di soccorso del SET-118 di personale sanitario medico-infermieristico. Quando il paziente è in imminente pericolo di vita, abbiamo il dovere di garantire che, nei tempi previsti dall’attuale normativa, arrivi un mezzo di soccorso con un equipaggio sanitario in grado di effettuare, in modo pertinente e integrato, diagnosi e terapia potenzialmente salvavita, e quindi con medico e infermiere a bordo. La presenza di un medico a bordo, secondo le evidenze, fa la differenza riguardo a tutte le condizioni cliniche di emergenza, medica e chirurgica, in cui il ragionamento clinico diagnostico-differenziale precoce, conseguente alla valutazione obiettiva del paziente, e non riferita tramite telefono, unitamente alla terapia medica di emergenza precoce assumono comprovato ruolo salvavita, come, ad esempio, nell’arresto cardiaco improvviso. Non possiamo più accettare che tagli alla sanità vadano a inficiare questa garanzia, risparmiando a scapito della sicurezza dei cittadini. Invece attualmente, non sempre e non dappertutto i mezzi di soccorso avanzato portano a bordo la miglior squadra possibile per un’assistenza efficace e tempestiva: medico (che può fare la diagnosi e prescrivere la terapia), infermiere (cui compete l’assistenza del malato) e autista soccorritore. Tre professionalità che, lavorando in sinergia, garantiscono la miglior ripresa del paziente, riuscendo, in alcuni casi, ad evitare accessi inappropriati in ospedale, perché la terapia inizia e in certi casi si esaurisce direttamente sul posto per poi continuare a domicilio. Oggi nelle diverse Regioni abbiamo le più variegate procedure e organizzazioni. L’assistenza deve invece essere uguale da Bolzano alla Sicilia: in qualunque posto si trovi, il paziente deve essere trattato nella miglior maniera e nel minor tempo per assicurargli una sopravvivenza di qualità. Questo significa concretizzare quella tutela dei diritti, alla salute, all’uguaglianza, che, come Ordine, siamo chiamati a garantire.

 

Fonte: RIFORMA DEL SISTEMA DI EMERGENZA-URGENZA SANITARIA “118” E DISCIPLINA DELL'AUTISTA SOCCORRITORE - DISEGNI DI LEGGE NN. 1715 – 179 – 1127 – 1634 - 2153 e 2231. Senato della Repubblica. Commissione Igiene e sanità, Audizione FNOMCeO 9 settembre 2021