Se papà non mangia bene

Negli anni Novanta David Barker scoprì il nesso tra basso peso alla nascita e rischio di malattie cardiovascolari. E collegò questo alle condizioni di salute e alla dieta della madre. Un recente studio ha approfondito l’ipotesi di Barker, studiando gli effetti della dieta paterna sulla prole.

La dieta paterna ha un’importante ricaduta sullo stato di salute della prole

Negli anni Novanta David Barker scoprì il nesso tra basso peso alla nascita e rischio di malattie cardiovascolari. Egli dimostrò che tanto più basso è il peso del neonato, tanto più alto è il rischio che da adulto il suo cuore si ammali. E collegò questo alle condizioni di salute e alla dieta della madre. Un recente studio ha approfondito l’ipotesi di Barker, studiando gli effetti della dieta paterna sulla prole.

In passato il concetto di riproduzione era relativamente semplice. Si trattava, essenzialmente, dell’unione di sperma maschile e cellula uovo femminile, da cui derivava la combinazione di cromosomi paterni e materni per formare il nuovo genoma embrionale. Questo, semplicemente, determinava il programma di sviluppo, la morfogenesi e, in definitiva, la nascita del nuovo individuo.

Poi arrivò la scoperta che l'ambiente possa contribuire al percorso riproduttivo e allo sviluppo embrionale, introducendo l’approccio epigenetico. Secondo l’ipotesi di Barker (conosciuta anche come Developmental Origins of Health and Disease, DOHaD), la rapida trasformazione dell’ambiente esterno e della catena alimentare si ripercuoterebbe sul microambiente uterino e quindi sul feto, inducendo una serie di modifiche epigenetiche adattative proprio in quelle cellule che andranno a formare i tessuti e gli organi preposti al controllo metabolico ed alle relazioni con il mondo esterno. Successivamente, diverse prove hanno confermato che il periodo subito successivo al concepimento è un periodo particolarmente delicato, durante il quale l’embrione risente maggiormente delle perturbazioni ambientali. Oggi sappiamo che queste interferenze ambientali possono riguardare entrambi i genitori ed essere trasmesse al nascituro al momento del concepimento. La ricerca ha dimostrato ampiamente che lo stile di vita dei genitori, soprattutto nel periodo vicino al concepimento, può lasciare alla prova un’eredità duratura, capace di determinare la salute per tutta la vita.

Un recente studio ha voluto indagare, attraverso un modello murino, l’influenza che può avere la malnutrizione paterna sullo sviluppo della prole. I ricercatori hanno studiato le conseguenze di una dieta a basso contenuto proteico sulla qualità degli spermatozoi, sulla fisiologia uterina materna e sulla salute della prole adulta. Lo studio ha evidenziato che la dieta ipoproteica paterna ha avuto effetti negativi sulla qualità degli spermatozoi, sulla modellazione dell’ambiente uterino e sulla salute generale della prole (i topi adulti, figli di padri malnutriti, presentavano adiposità, intolleranza al glucosio, steatosi epatica non alcolica e alterati profili batterici intestinali). Lo studio ha anche dimostrato che nei topi gli spermatozoi e il liquido seminale influenzano la salute della progenie in modo coordinato, ma separato, secondo schemi diversi. Riconoscere questa dualità è importante sia per la prevenzione del rischio di malattia, sia perché in alcune tecniche di riproduzione artificiale umana  spesso il liquido seminale è assente o molto diluito.


Fonte: Watkins AJ, Dias I, Tsuro H, Allen D, Emes RD, Moreton J, Wilson R, Ingram RJM, Sinclair KD. Paternal diet programs offspring health through sperm- and seminal plasma-specific pathways in mice. Proc Natl Acad Sci U S A. 2018 Oct 2;115(40):10064-10069. doi: 10.1073/pnas.1806333115.