Tampone: serve un cambio di strategia?

Da circa un mese si sente parlare di test del tampone per diagnosticare l’infezione. L’utilità di questo test è molto dibattuta e, al momento, esistono posizioni molto contrastanti, soprattutto sull’efficacia di usarlo nei soggetti asintomatici.

Il dibattito sull’uso del tampone per uno screening massivo  della popolazione è molto vivace

Da circa un mese, da quando è stato diagnosticato il primo caso italiano di COVID-19, si sente parlare di test del tampone per diagnosticare l’infezione. L’utilità di questo test è molto dibattuta e, al momento, esistono posizioni molto contrastanti, soprattutto sull’efficacia di usarlo nei soggetti asintomatici. Oggi in Italia il test del tampone viene eseguito solo sui pazienti sintomatici, ma molte voci, anche autorevoli, pensano che questa strategia vada cambiata perché inefficace.

Ieri il Professor Sergio Romagnani, immunologo, ha pubblicato una lettera in cui sollecita un cambio di strategia nell’affrontare l’epidemia di COVID-19. Il punto di partenza sono i primi risultati dello studio epidemiologico diretto dal Prof. Andrea Crisanti dell’Università di Padova nel paese veneto di Vo’ Euganeo. In questo studio è stato eseguito il tampone per la ricerca del virus SARS-CoV-2 in tutti gli abitanti del paese di Vo’ (circa 3.300 abitanti). Secondo quanto scritto dal Prof. Romagnani sembra che la grande maggioranza delle persone che si infetta, il 50-75%, sia completamente asintomatica, ma rappresenti comunque una fonte importante di contagio.
Nella sua lettera il Prof. Romagnani ritiene che per bloccare la diffusione del virus sia fondamentale identificare il più alto numero possibile di soggetti asintomatici e di identificarli il più precocemente possibile. Invita quindi i governatori a cambiare la strategia attuale. A suo parere, adesso che il virus circola ampiamente non è più così importante fare il tampone ai soggetti sintomatici, che devono essere posti in isolamento o essere trasportati in ospedale. È invece fondamentale, secondo il Prof. Romagnani, cercare di scovare le persone asintomatiche, ma comunque già infettate, le quali hanno una maggiore probabilità di contagiare visto che nessuno le teme o le isola. Nella sua lettera il Prof. Romagnani scrive che questo è particolarmente vero per categorie come i medici e gli infermieri che essendo esposti al virus sviluppano frequentemente un’infezione asintomatica continuando a veicolare l’infezione tra loro e ai loro pazienti. Il Prof. Romagnani conclude scrivendo che è assolutamente essenziale estendere i tamponi alla maggior parte della popolazione.

L'esempio della Corea del Sud

Il suggerimento del Prof. Romagnani è sostanzialmente quello di seguire il modello sudcoreano. La Corea del Sud, uno dei Paesi più colpiti dal SARS-CoV-2, al momento sembra sia in grado di uscire dall'emergenza, visto che i contagi sono in forte calo. La strategia con cui si sta affrontando l’epidemia in Corea del Sud si basa su misure di quarantena e su un massiccio utilizzo dei tamponi anche sugli asintomatici (sono arrivati ad eseguirne anche 20.000 al giorno). I test vengono fatti per strada e a domicilio. La Corea del Sud ha ideato una modalità diagnostica veloce, installando cliniche “drive-through”, che permettono agli automobilisti di transitare attraverso i presidi clinici sistemati lungo la strada. Durante la sosta gli automobilisti sono avvicinati da personale protetto da tute anticontaminazione che esegue diversi controlli (registrazione anagrafica, compilazione di un questionario, misurazione della temperatura corporea, esecuzione di tampone rino-faringeo ed oro-faringeo). Tutta la procedura si esegue in 10 minuti e dopo un paio di giorni si ricevono gli esiti via sms. La Corea del Sud si sta servendo della sua grande competenza tecnologica per informare la cittadinanza, per ricostruire i contatti degli infetti e per sorvegliarne gli spostamenti. Infatti vengono tracciati i movimenti degli infetti utilizzando dati Gps, riprese delle telecamere di sorveglianza e le transazioni con carta di credito per ricreare i loro percorsi. La strategia coreana ha puntato essenzialmente su una campagna di identificazione di tutti i soggetti venuti in contatto con il virus e di contenimento selettivo delle persone, con risultati finora incoraggianti.

La posizione dell'OMS

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, al momento, incoraggia l’esecuzione di test nei casi sospetti. Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'OMS, ieri ha detto: “Abbiamo assistito a un rapido aumento delle misure di distanziamento sociale, come la chiusura di scuole e l'annullamento di eventi sportivi e di altri raduni. Ma non abbiamo visto un aumento della stessa intensità nell’esecuzione dei tamponi, nell'isolamento e nella ricerca di contatti - la spina dorsale della risposta contro la pandemia. Le misure di distanziamento sociale possono contribuire a ridurre la trasmissione e a consentire ai sistemi sanitari di far fronte alle difficoltà. Il lavaggio delle mani e la tosse al gomito possono ridurre il rischio per se stessi e per gli altri. Ma da sole queste misure non sono sufficienti a spegnere questa pandemia. È la combinazione delle varie misure che fa la differenza. Come continuo a dire, tutti i paesi devono adottare un approccio globale. Ma il modo più efficace per prevenire le infezioni e salvare vite umane è spezzare le catene di trasmissione. E per farlo, bisogna fare tamponi e isolare gli infetti. Non puoi spegnere il fuoco con gli occhi bendati. Allo stesso modo non possiamo fermare questa pandemia se non sappiamo chi è infetto".

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A sostegno del fatto che i migliori risultati si ottengano dalla combinazione di misure di contenimento ed esecuzione di test, c’è la ricerca pubblicata ieri su Science Substantial undocumented infection facilitates the rapid dissemination of novel coronavirus (SARS-CoV2). Secondo gli autori l'86% dei casi asintomatico e non rilevato sarebbe responsabile del 79% dei contagi accertati. Risulta quindi che la strategia migliore per contrastare l’epidemia sia il contenimento dei casi non accertati e contemporaneamente l’identificazione e isolamento dei positivi asintomatici. Restrizioni ai movimenti e distanziamento sociale vanno quindi messi in atto insieme allo screening massivo dei potenziali contagiati e al tracciamento dei potenziali contatti.

In Italia si esegue il tampone solo nei pazienti sintomatici

Oggi in Italia il Ministero della Salute, seguendo le indicazioni del Consiglio Superiore della Sanità, non raccomanda il tampone per la ricerca del SARS-CoV-2 nei soggetti asintomatici. Il Ministro della Salute Roberto Speranza ha così dichiarato al Corriere della Sera: “Sconsigliamo questo tipo di approccio, non è utile. Il tampone non è sufficiente, è la fotografia di un istante. L’incubazione del virus dura 14 giorni, se la persona fa il tampone in uno di questi giorni ha solo l’illusione di aver risolto il problema. La soluzione è invece l’isolamento: solo così avremo certezza che non sarà positiva, altrimenti abbiamo l’illusione della negatività del momento, ma magari potrebbe essere positiva due giorni dopo”.
Nino Cartabellotta, medico e presidente della fondazione Gimbe, in un’intervista rilasciata a La Stampa spiega che il numero dei contagiati da COVID-19 è molto superiore a quello attualmente censito: “Il cittadino si fa l’idea che il 7% dei contagiati muore, e un altro 7% va in terapia intensiva. Ma è una distorsione ottica. In questa fase dell’epidemia si è deciso giustamente di non eseguire più i tamponi a tappeto, limitandoli a specifiche categorie. Sotto il pelo dell’acqua vedremmo tutti i positivi asintomatici o con sintomi simil influenzali lievi, che secondo la letteratura internazionale riferita alla Cina sono l’81% dei contagiati. Ipotizzando che la gravità dell’epidemia in Italia sia uguale, vuol dire che abbiamo almeno 40 mila contagiati non censiti. Essi non rischiano nulla, ma possono inconsapevolmente provocare danni gravi alla salute di altre persone, soprattutto quelle più fragili con sovraccarico degli ospedali. Per questo devono stare a casa”.

Il dibattito alla luce delle recenti scoperte

L’argomento è molto dibattuto tra i medici nei vari gruppi di discussione online. Per molti medici l’attuale strategia italiana sembra essere l’unica concretamente efficace, sia dal punto di vista dell’ottimizzazione delle risorse disponibili, sia dal punto di vista della potenziale ricaduta clinica, soprattutto alla luce della bassa sensibilità del test attualmente disponibile.
Molti altri medici, invece, sostengono l’iniziativa del Prof. Romagnani e chiedono un cambio di strategia, prendendo ad esempio il modello sudcoreano. Ritengono soprattutto necessario uno screening continuo degli operatori sanitari, esposti quotidianamente alla possibilità di contagio.
Nelle varie discussioni molti pongono l’accento sulla questione economica, ritenendo improponibile sostenere le spese per l’esecuzione di tamponi alla popolazione generale. L’impatto economico di uno screening a tappeto, secondo altri, sarebbe meno impegnativo di quanto comporti l’attuale strategia. A questo proposito il Prof. Crisanti, il coordinatore dello studio condotto a Vo’ Euganeo, ha infatti così commentato al Corriere della Sera: “Si tratta di un investimento che alla lunga porterà risparmi sulla spesa ospedaliera, considerando i costi della rianimazione. Una persona ricoverata in rianimazione costa ogni giorno alle casse pubbliche fra i 2500 e i 3mila euro. Un tampone 30 euro”.
Anche il problema della velocità di esecuzione del test, per molti un ostacolo alla strategia dello screening massivo, potrebbe aumentare notevolmente e facilitare un cambio di rotta.
È notizia recente, ad esempio, che la FDA abbia approvato un nuovo test per il coronavirus che accelererà di dieci volte la capacità di testare i pazienti. La Food and Drug Administration ha concesso la “emergency use authorization” al test, che funziona sui sistemi cobas 6800/8800 di Roche Holding AG. Il sistema cobas 8800 è in grado di testare 4.128 pazienti al giorno (guarda come funziona), mentre la versione 6800 può testare fino a 1.440.  
Nei giorni scorsi sono stati completati allo Spallanzani di Roma e al San Matteo di Pavia gli studi necessari all’approvazione delle certificazioni di un nuovo test molecolare per l’identificazione del coronavirus. Grazie alle ricerche della multinazionale DiaSorin sviluppate a Gerenzano (Va) nel centro di ricerca all’interno dell’Insubria BioPark sarà possibile avere i risultati in 60 minuti.
Sembra poi esserci un'alternativa al tampone, si tratta di VivaDiag Covid-19, prodotto da VivaChek a Hangzhou, in Cina. Si tratta di un test diagnostico in vitro per la determinazione qualitativa degli anticorpi IgM e IgG anti-Covid-19 nel sangue umano (prelevato da vena o dal polpastrello) nel siero o nel plasma. Bastano solo 15 minuti. Secondo i test effettuati il risultato negativo nel soggetto che utilizza il kit è sicuro al 100%, mentre l'esito positivo è altamente affidabile. Unico distributore in Italia del test è Alpha Pharma, un’azienda barese.


Fonti: Romagnani S. Facciamo in tutta Italia come a Vo’ (e in Corea del Sud)? Scienza in Rete. 16/03/2020
Raso B. La Corea del Sud combatte il Coronavirus con apertura e trasparenza: tamponi a tappeto, isolamento e monitoraggio GPS per un tasso di mortalità bassissimo. MeteoWeb. 16/03/2020
WHO Press Office. WHO Director-General's opening remarks at the media briefing on COVID-19 - 16 March 2020. 16 march 2020
Li R, Pei S, Chen B, Song Y, Zhang T, Yang W, Shaman J. Substantial undocumented infection facilitates the rapid dissemination of novel coronavirus (SARS-CoV2). Science. 2020 Mar 16. pii: eabb3221. doi: 10.1126/science.abb3221.
Ministero della Salute. FAQ - Covid-19, domande e risposte. Data ultima verifica: 15 marzo 2020
Cuppini L. Coronavirus e «tamponi on the road»: perché non si fanno a tutti? Corriere della Sera. 15/03/2020
Salvaggiulo G. “Ora vediamo solo la punta dell’iceberg. Ci sono 40 mila untori inconsapevoli”. La Stampa. 16/03/2020
Pasqualetto A. Coronavirus, piano Marshall in Veneto. «Moltiplichiamo i tamponi». Corriere della Sera. 13/03/2020
Loh T. New Coronavirus Test 10 Times Faster Is FDA Approved. Bloomberg. 13/03/2020
DiaSorin Press Release. Diasorin has completed the studies to support the launch by the end of march 2020 of a rapid response molecular diagnostic test for the current novel coronavirus (COVID-19). 10/03/2020
VivaChek. COVID-19 IgM/IgG rapid test device. https://www.vivachek.com/vivachek/English/prods/prod-covid19.html