Terapia domiciliare del paziente COVID-19

Il Dr. Nicastri, medico infettivologo presso l'Ospedale Spallanzani di Roma, lancia un appello ai medici di medicina generale delineando le strategie di cura domiciliare dei pazienti COVID-19.

Appello dallo Spallanzani ai Medici di Medicina Generale

Il Dr. Nicastri, Direttore della U.O.C. Malattie Infettive ad alta Intensità di cura ed altamente contagiose dell'Ospedale Spallanzani di Roma, lancia un appello ai medici di medicina generale delineando le strategie di cura domiciliare dei pazienti COVID-19.

Carissimi Medici di Medicina Generale,
voglio ringraziarvi con un abbraccio che includa tutti, medici del territorio e dell’ospedale, per lo sforzo immenso che stiamo facendo insieme per i vostri e nostri pazienti con COVID-19.
Vorrei condividere con voi queste riflessioni che a me medico infettivologo ospedaliero sembrano rilevanti.

1) CHI?
Solo il 5-8%, (in alcune regioni meno in altre di più) dei pazienti ha sintomi tali da motivare il ricovero e dobbiamo identificare proprio questi pazienti.

2) COME?
Stretto monitoraggio dei parametri vitali e in particolare della saturazione periferica di ossigeno di base, accettabile sino al 95%, e di quella da sforzo sub massimale con il test del cammino di 6 minuti, accettabile al 93%. Ovviamente sono parametri che bene descrivono il giovane adulto. Nel paziente anziano con comorbosità, con BPCO, apnea notturna o enfisema le soglie cambiano un poco verso il basso ma non mi allontanerei troppo da quei valori. Inoltre il paziente cronico di solito conosce il proprio baseline.

3) COSA CONSIGLIARE?
a. Se possibili mantenere attività fisica, non stare coricato a letto, meglio seduto.
b. Alimentarsi bene: frutta, verdura, spremute di agrumi, yogurt, kefyr, pesce di lisca, perché il possibile sforzo ventilatorio rappresenta per i muscoli respiratori l’equivalente di una maratona per i muscoli degli aa inferiori.
c. Fondamentale la pronazione del paziente quando è disteso a letto, cioè coricato a pancia sotto. Serve a reclutare bene gli alveoli polmonari senza la compressione esercitata dal peso della gabbia toracica.
d. Taglio della eventuale barba, altrimenti in caso di ospedalizzazione le mascherine per il supporto respiratorio hanno una perdita troppo alta.
e. Farmaci: solo paracetamolo se T>38 o dolori articolari o muscolari (non superare le dosi massime terapeutiche, 4 grammi/24 hr ma in soggetti sottopeso anche meno) Tutto il resto della terapia in questa fase non ha alcuna evidenza scientifica anzi in alcuni casi è dannosa.
f. NON USARE CORTISONE nei primi 7 giorni di malattia ed in particolare in assenza di desaturazione, perché in questa fase prevale la replicazione virale e il cortisone potrebbe ritardare o ridurre la nostra risposta immune.
g. Se il paziente desatura di base o dopo sforzo, allora CONSIGLIA CON FORZA IL RICOVERO. In questa fase il setting ideale è l’ospedale non il territorio. È necessario eseguire esami ematici, TAC, RX o ECO toracica, emogasanalisi, e iniziare le terapie specifiche per questa fase che è caratterizzata da una iniziale risposta immune paradossa. In ospedale valuteremo se prescrivere cortisone, eparina a dose profilattica o terapeutica, ossigeno e remdesevir (secondo indicazioni AIFA).
Grazie ancora per la vostra dedizione

Emanuele Nicastri
Infettivologo

Fonte: Post su Facebook. Profilo personale del Dr. Emanuele Nicastri. 01/11/2020